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D’Alì: «No alle trivellazioni, danneggiano l’ambiente»

Il senatore di Forza Italia: «Questa è la posizione del nostro partito. Per lo sviluppo piuttosto è da seguire la strada del turismo con tanti esempi positivi»

PALERMO. Trivelle sì, trivelle no. Mentre partono le prime autorizzazioni in base al decreto Sblocca Italia e l’Ars affronta il problema, il dibattito politico è sempre più serrato. «Trivelle no, la mia è una posizione personale che coincide con quella di Forza Italia alla Regione», dice subito Antonio D’Alì, senatore di Forza Italia.
Perché trivelle no?
«Abbiamo già vissuto l’esperienza del petrolchimico degli anni ‘60 che ha lasciato solo devastazione ambientale, disagio sociale, disoccupazione, tutto frutto di una politica industriale che si è dimostrata fallimentare. Tutte le iniziative sopravvissute sono peraltro in mano a compagnie estere. Abbiamo invece esempi positivi di sviluppo turistico che non è compatibile con le trivelle. Luoghi come San Vito Lo Capo, Cefalù, Taormina che hanno il più alto reddito pro capite della Sicilia perchè hanno seguito un esempio diverso».
C’è chi, come il presidente Crocetta, obietta che ovunque chi ha il petrolio lo estrae e lo vende…
«L’obiezione è risibile. Il Mediterraneo è già di per sé inquinato dagli idrocarburi (il rapporto è di 30 milligrami ogni metro cubo di acqua contro i 5/6 di altri posti), non possiamo permetterci ulteriori sversamenti che mettono a rischio la sua biodiversità. Il problema da porci è quale modello di sviluppo vogliamo adottare e quale patrimonio vogliamo lasciare alle future generazioni. Il rischio è quello di giocarci un patrimonio come quello del Mediterraneo per pochi anni di perforazione».

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