Fine anno e inizio 2015 alle prese con un groviglio istituzionale e politico. Molti i fronti aperti. Dagli scenari del dopo Napolitano, all'accidentato percorso della riforma elettorale, dalla legge di stabilità al braccio di ferro con sindacati e la sinistra del Pd. Per non parlare d'Europa e della situazione economica. Il Governo Renzi si trova davanti ad una marea di cruciali problematiche. Marea che rischia di trasformarsi in tsunami. «Come la storia, anche la politica non si decide con i se e con i ma. Per trovare il bandolo della matassa bisogna attendere i primi dati di valutazione concreti, che sono imminenti», sottolinea l'editorialista Peppino Caldarola. Dunque il voto di Emilia Romagna e Calabria ha anche valenza di test nazionale per una situazione politico economica sempre più ingarbugliata? «Tutte le elezioni hanno in Italia una valenza nazionale anche quando riguardano città o regioni. In questa domenica votano solo due regioni ma cruciali. L'Emilia-Romagna é storicamente la cassaforte elettorale della sinistra. E vota la Calabria dove la destra si era rialzata e ora sembra in grave crisi. In quest'ultima regione, ma anche in Emilia Romagna, nelle precedenti tornate elettorali si era affermato Beppe Grillo. Come si vede c'é molta carne a cuocere. È da queste ragioni che si ricava il valore nazionale del voto che può essere confermato da alcune circostanze. La prima é l'affluenza al voto, se é bassa e se é bassa in Emilia, Renzi rivelerà di non aver attratto voti dei disillusi. Sulla sua vittoria sembra non ci siano dubbi, essendo il Pd favorito, ma la qualità della vittoria può influire sul dibattito nazionale: netta? Risicata? favorita da una grossa astensione? Poi ci sono le incognite grilline. È probabile un insuccesso calabrese e quindi la fine della spinta propulsiva del grillismo». L'INTERVISTA INTEGRALE NELLE PAGINE DEL GIORNALE DI SICILIA IN EDICOLA