ROMA. "I toni duri di questi giorni sono figli della incomunicabilità. Un governo che rimane indifferente di fronte alle centinaia di migliaia di lavoratrici e lavoratori che protestano nelle piazze, che si rifiuta di discutere con i sindacati sulle leggi che riguardano il lavoro, che non si confronta in Parlamento e modifica leggi fondamentali come lo Statuto dei lavoratori a colpi di fiducia, non può attendersi che nelle fabbriche e negli uffici si alzino cori di consenso”. Lo afferma il leader della Fiom Maurizio Landini in un'intervista ad un quotidiano in cui ammette: la frase "Renzi non ha il consenso delle persone oneste", pronunciata ieri, "è stata una cavolata. Anche perchè non riflette quel che penso. Non ho mai pensato che solo chi è con noi è onesto". "Non volevo certo offendere coloro che sostengono le politiche di questo governo. Poi, può far comodo utilizzare la mia frase per nascondere il messaggio di protesta che arriva dai luoghi di lavoro e dai pecari”, dice Landini. "È una strategia ma non serve a risolvere il problema. È un altro modo per nascondere la cenere sotto il tappeto”. "Abbiamo un governo - sottolinea - che divide il Paese, che cerca di mettere precari contro lavoratori dipendenti, cittadini contro sindacati, che divide addirittura gli imprenditori tra di loro". Una bufera sul segretario generale della Fiom, Maurizio Landini dopo le dichiarazioni di ieri al corteo del sindacato a Napoli secondo le quali il premier Matteo Renzi non avrebbe «il consenso di chi lavora e delle persone oneste». Immediata la replica del presidente del Pd, Matteo Orfini che via Twitter ha risposto che il sindacalista così «offende milioni di lavoratori» e del presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi che ha detto di essere «molto onesto onesto», anzi «più che onesto». Landini in seguito ha precisato le sue parole dicendo di non aver «mai pensato che Renzi non ha il consenso degli onesti. Ho detto - ha spiegato - che il premier non ha il consenso della maggioranza delle persone che lavorano o che il lavoro lo cercano e che sono nella parte onesta del paese che paga le tasse». Si allarga quindi la frattura tra il sindacalista e il premier dopo l'iniziale 'luna di mielè e i diversi incontri prima e dopo l'inizio del mandato di Renzi alla guida del Governo, anche a palazzo Chigi, quando sembrava che il leader dei metalmeccanici della Fiom fosse stato scelto come interlocutore privilegiato per il rapporto diretto con i lavoratori.