Lunedì 23 Dicembre 2024

Renzi-Berlusconi, il premier: "Fregarlo? Non è lui il problema... "

ROMA. «L'accelerazione» è impressa. Ora il Senato deve «correre» e approvare la legge elettorale entro l'anno. Perchè non si può più rinviare. E fare le riforme è l'unico atto di rispetto verso Giorgio Napolitano: «mettere in pratica il messaggio». Matteo Renzi parla per la prima volta delle dimissioni del presidente della Repubblica, che appaiono sempre più vicine. E assicura che «per un atto di naturale rispetto» non ha provato a convincere il capo dello Stato a ripensarci. Ma aggiunge parole che suonano quasi un auspicio: «Magari» il capo dello Stato «stupirà e andrà avanti molto più di quello che si pensa». Alla vigilia dell'incontro decisivo, «l'ultimo», con Silvio Berlusconi per cercare un'intesa sulla legge elettorale, il presidente del Consiglio, in una lunga intervista a Porta a Porta, ribadisce la forte determinazione a cogliere non solo a parole, ma con i fatti, l'ammonimento scandito da Napolitano al momento della rielezione. «Basta rinvii», concorda il leader del Pd: bisogna fare le riforme. «È più serio verso il presidente chi gli chiede di non lasciare o chi dice mettiamo in pratica il suo messaggio e facciamo le riforme?», è la domanda retorica di Renzi che ribadisce «l'orgoglio» per la lezione di «stima, rispetto e attaccamento alle istituzioni» del presidente. Il premier assicura di non aver cercato di dissuaderlo dal proposito di dimettersi, «per un atto di naturale rispetto». «Il presidente, che vedo molto lucido, presente e consapevole delle sue prerogative, deciderà quando - sottolinea - Fino all'ultimo giorno leviamoci dalla testa di pensare che è stanco». E anche sui tempi, aggiunge Renzi, «vediamo cosa accadrà, magari» Napolitano «andrà avanti molto più di quello che si pensa». Il successore? Dovrà essere «garante dell'Italia e dunque avere »grandissimo senso delle istituzioni, saper rappresentare l'Italia nel mondo e saper smussare, mediare e rappresentare tutti«. Anche per questo, afferma Renzi, si dovrebbe cercare »la maggioranza più ampia possibile« per eleggerlo. Ma è "prematuro" parlarne e ipotizzare se il Pd sceglierà il nome con FI. Con il partito di Berlusconi per il momento il leader dem prova a tenere in piedi il patto del Nazareno. Oggi alle 18 riceverà a Palazzo Chigi il Cavaliere, persuaso che »il problema« non sia lui ma» i suoi, i Brunetta, i Fitto...". L'auspicio è che oggi nel comitato di presidenza abbiano fatto pace: "Improvvisamente FI mostra libertà interna: tutta insieme gli ha fatto male...". Domani il faccia a faccia servirà a discutere e provare a rinnovare l'intesa, ma senza perdere tempo su dettagli come la soglia del 3%. Perchè l'obiettivo è fare le riforme con Berlusconi e una maggioranza più ampia possibile, certo. Ma ancor prima l'obiettivo "è farle". E dunque vale l'impegno della maggioranza a »correre« e approvare al Senato l'Italicum entro l'anno ("facendo gli straordinari e lavorando sabato e domenica") e a gennaio la riforma costituzionale alla Camera: FI deve decidere se starci o meno. Quanto alla minoranza Pd, con cui il segretario-premier si confronterà domani in direzione, "chiede sempre", avanza pretese, "ma se si chiama minoranza è perchè ha perso il congresso": "Non abbiamo fatto tutto questo lavoro per far scrivere la legge di stabilità a Fassina e quella del lavoro a Damiano" o per farsi dire di introdurre le preferenze da chi viene da una storia, quella di Pci-Pds-Ds, "da sempre contro". Certo, di modifiche alla legge di stabilità si può discutere. "1,5 miliardi per gli ammortizzatori non bastano? Parliamone", dice Renzi che stamattina vedrà il ministro Padoan per discutere sulla manovra. "La nostra situazione del debito è difficile ma l'Italia non è il Titanic che sta per affondare, non siamo nel baratro - ribadisce più in generale sulla situazione economica - Il primo trimestre positivo sarà ragionevolmente nel 2015, ma sono indicatori molto complicati". Di certo, però, non meritano neanche un commento le »previsioni del premio Nobel per l'economia Beppe Grillo. Il capo di un partito che-- dice - vince il »premio idiozia dell'anno denunciando il patto del Nazareno.

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