ROMA. Gli scatoloni fatti in fretta e già partiti. Mr Forbici, Carlo Cottarelli, è ora un «ex» commissario alla spending review. Preso l'aereo è tornato oggi a Washington dove da lunedì prende nuovamente servizio al Fondo Monetario Internazionale. Il suo incarico è durato un anno, nel quale il processo di revisione selettiva della spesa pubblica ha certamente avuto un impulso. «Il processo non è ancora terminato - ha però ammonito recentemente ad un convegno di Milano - ed esistono grossi ostacoli sulla strada delle revisione della spesa». Un bilancio di un anno non è facile. Lui stesso ha calcolato che i principali interventi valgono tra gli 8 e i 14 miliardi. Un valore comunque inferiore a quanto programmato inizialmente: interventi per 18 miliardi per il 2015. «Dipenderà dai controlli ex post sui risparmi ottenuti dagli enti locali», ha spiegato durante una recente Lectio Magistralis. Il processo di spending review è infatti solo avviato e, ovviamente, richiede un lavoro in progress, che risente dei tempi della politica, dei cambi di governo. Fortemente voluto da Enrico Letta, Cottarelli non è mai entrato davvero in empatia con il nuovo inquilino di Palazzo Chigi. «Renzi mi piace, mi piace il suo coraggio nell'affrontare certi temi ma la 'chemistry' - ha ammesso lo stesso commissario parlando a Porta a Porta - non è mai davvero scattata». Molti sono comunque gli interventi attuati, altri invece sono rimasti al palo. Tra i primi va inserita l'ultima rasoiata data all'uso di auto blu. Tra i secondi la scomparsa dai radar dei provvedimenti varati del piano di risparmio sull'illuminazione pubblica, per il quale il progetto è pronto ma non ha mai visto la luce. Altre misure sono state alleggerite, come la razionalizzazione delle Società Partecipate, prevista in versione 'light' rispetto alle ipotesi iniziali dalla Legge di Stabilità. Il pacchetto realizzato di maggior valore ha toccato l'acquisto di beni e servizi. È nel decreto sugli 80 euro. Fissa la riduzione delle centrali di acquisto da 34.000 a 35 - il decreto attuativo è alla firma di Renzi - , individua i paletti sugli acquisti delle amministrazioni locali, stabilisce controlli. Il risparmio stimato è di 2-3 miliardi quest'anno, 3-4 miliardi il prossimo. Ci sono poi le norme del decreto pa: la maggiore mobilità dei dipendenti, che si traduce in efficienza di risorse, ma anche la riduzione dei distacchi sindacali e i quattro tetti retributivi ai dirigenti. Nuove risorse per i conti pubblici, poi, arriveranno dalla norma che per i comuni prevede, dal 2015, di parametrare il 20% dei trasferimenti ai bisogni effettivi e non più ai valori storici. Al palo è invece rimasto il progetto di razionalizzazione della spesa per gli immobili della P.A, e quello per una maggiore digitalizzazione. La scure, poi, non ha toccato i fondi trasferiti alle imprese. Ci sono poi i «treni» normativi lenti. Sui quali è difficile fare previsioni. È il caso del ddl delega per la riforma della P.A. Prevede una riduzione delle prefetture, l'accorpamento delle forze di Polizia, l'eliminazione della sovrapposizione tra Pra e registro della motorizzazione civile. Ma, se tutto fila liscio, i risultati arriveranno nel 2016. Ma per Mr Forbici gli ambiti di intervento non si esauriscono qua. Lo ha detto nelle ultime interviste. Un esempio per tutti. Bisognerebbe legare i risultati ai salari non solo per i dirigenti ma anche per tutti i dipendenti pubblici. Ed è impensabile che il loro numero non sia stato toccato. Ma questa, verrebbe da dire, è una sfera che riguarda la politica.