ROMA. Anche in queste ore difficili, con tagli per 4 miliardi che si abbatteranno sulle Regioni il prossimo anno - ma con i precedenti tagli dei Governi Monti e Letta i governatori ne considerano complessivamente 5,7 mld - il presidente della Conferenza delle Regioni, Sergio Chiamparino (Pd, nella foto), non perde lo stile di sempre. E davanti ad uno stuolo di telecamere e giornalisti dice con pacatezza che «questa manovra, che pur personalmente condivido, non è sostenibile e lede la lealtà istituzionale, perchè viola ben due patti sottoscritti dal Governo con le Regioni». Si riferisce al Patto per la salute, siglato in luglio, e ad un secondo accordo, di fine maggio, secondo il quale le Regioni non avrebbero dovuto allo Stato 560 milioni che ora vengono loro richiesti.
I toni però diventano più duri nel primo pomeriggio, quando il premier Renzi, in un twitter, scrive: «Non ci prendiamo in giro. Se vogliamo ridurre le tasse, tutti devono ridurre spese e pretese». È allora che Chiamparino risponde di considerare «offensive le parole di Renzi perchè ognuno deve guardare ai suoi sprechi, e mi chiedo: nei ministeri forse non ce ne sono?».
Stamane a dare man forte al presidente della Conferenza delle Regioni sono stati tutti i governatori. «Se si viene meno a due patti istituzionali non si è affidabili - ha scandito Stefano Caldoro (centrodestra), presidente della Regione Campania e vicepresidente della Conferenza delle Regioni, in una conferenzastampa convocata nella sede romana della Conferenza delle Regioni - e poi è come fare la spesa con i soldi degli altri». Il punto è proprio questo: «siamo chiamati a finanziare scelte politiche non nostre, ma prese dal Governo, legittime, ma non richieste neppure dall'Unione europea. Semplice abbassare le tasse con i soldi degli altri», scandisce senza mezzi termini il governatore del Lazio, Nicola Zingaretti, Pd, aggiungendo che «bisogna avere maggiore rispetto». Attacca anche un governatore Pd della prima ora come Catiuscia Marini: «da presidente di Regione io non metterò nessuna tassa per conto di altri». E Chiamparino ripete, lo aveva già detto due giorni fa, di essere pronto a dimettersi piuttosto che aumentare l'Irap regionale. Tenta di gettare acqua sul fuoco delle polemiche la presidente del Friuli Venezia Giulia e vicesegretaria nazionale del Pd Debora Serracchiani, secondo la quale «la legge di Stabilità va valutata nel suo complesso: non si devono infatti sottovalutare le azioni propulsive che contiene e che avranno effetto su tutto il territorio nazionale, in termini di opportunità di investimenti, occupazione e sostegno alle famiglie. Siamo tutti chiamati con responsabilità ad azioni di governo». E anche Gian Mario Spacca (Marche) dà manforte al governo: la manovra «può anche essere letta positivamente»: se i cittadini devono «tirare la cinghia» per la crisi, lo facciano anche regioni ed enti locali.
Il fatto è che se da una parte il Governo assicura il previsto aumento di 2 miliardi al Fondo nazionale sanitario, che passa a circa 112 miliardi nel 2015 (115,4 nel 2016; quest'anno il Fondo è di circa 110 miliardi) così come sottoscritto nel Patto per la Salute, dall'altro con i tagli, impone ai governatori la difficile alternativa di tagliare la sanità o aumentare le tasse. «Non si può pensare - chiarisce il presidente dell'Umbria, Marini - da un lato di tagliare l'Irap e pensare che non si taglino i servizi essenziali a cominciare dalla sanità. Si può scegliere che in questo momento è più importante sostenere le imprese e tornare a dare lavoro, io sottoscrivo, ma si deve anche sapere che riduciamo tantissimo welfare, sanità, diritto allo studio, trasporti, politiche sociali». «I conti non tornano», aggiunge il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi. In alcune grandi Regioni, come il Lazio e la Toscana, i tagli imposti dalla legge di stabilità costeranno circa 400 milioni a Regione. Nel complesso delle Regioni la spesa sanitaria costituisce circa il 75-80% del bilancio; con 30 miliardi le Regioni finanziano tutti gli altri settori (diritto allo studio, ammortizzatori sociali, trasporto, welfare, tutela idrogeologica del territorio). «Stiamo studiando delle iniziative di lotta dura nel caso venisse confermata questa legge assolutamente iniqua», promette il governatore lombardo, Roberto Maroni, che annuncia che con Anci e Upi le Regioni hanno chiesto un incontro urgente al Governo.
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