Giovedì 19 Dicembre 2024

Nozze gay, è scontro al governo: per Lupi e Giannini non è una priorità

ROMA. Sulle unioni civili è scontro al governo: a due giorni di distanza i ministri dei Trasporti, Maurizio Lupi e dell'Istruzione, Stefania Giannini affermano che una legge che le regoli non è prioritaria. Una posizione evidentemente contraria a quella di Renzi che venerdì da Bologna ha annunciato una norma in materia. Entrambi i Ministri si fanno specchio delle posizioni interne al loro partito, l'alfaniano Lupi conferma la primaria necessità di far rispettare ai sindaci la legge vigente a tutela della famiglia naturale (no alla pensione di reversibilità per le coppie gay), mentre Giannini ribadisce la visione di Scelta Civica, che, secondo fonti di partito, non ritiene la regolamentazione delle nozze gay una priorità, sebbene rappresentino un elemento importante della realtà sociale. La sintesi tra i due ministri arriva dalle parole di Alfano che a Conversano riferisce alla primaria tutela delle famiglie italiane, vessate dal periodo di crisi economica e sociale.  «Il 15 ottobre in Cdm chiederemo come Ncd di reperire nella legge di stabilità risorse per aiutare le famiglie», dice il leader Ncd che, commentando lo scontro tra lui e i sindaci, si limita a ribadire: «chiedo solo di far rispettare la legge senza nessuna limitazione della loro autonomia». I primi cittadini, capofila Merola di Bologna, non accettano la richiesta del ministro Alfano, per loro più un editto che una circolare. Il numero dei sindaci dissidenti aumenta, a Merola e Pisapia si aggiunge Federico Piccitto di Ragusa che non è disposto a rinunciare al traguardo raggiunto dal Comune siciliano sull'adozione di un registro per le unioni civili. Rincara la dose anche Ignazio Marino, sindaco della Capitale, che parla delle amministrazioni locali come «una fonte di pressione per il Parlamento affinchè scrivano una legge in merito». Mentre anche Gay Center per voce di Fabrizio Marrazzo si schiera a favore dell'Italia dei sindaci, il ministro Alfano sempre da Conversano sottolinea il reale numero dei primi cittadini che protestano: «In totale sono 8000, quelli che si ribellano sono al massimo 20».

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