Giovedì 19 Dicembre 2024

Crocetta all'Ars, sfumano le grandi intese

PALERMO. Il governatore Rosario Crocetta sta riferendo all'Ars sulla situazione politica della Regione. "Liberiamoci tutti quanti dai pregiudizi". E' l'invito che il governatore Rosario Crocetta fa ai deputati che stanno ascoltando in aula le sue comunicazioni sulla situazione politica. Crocetta lancia un appello al confronto "con lealtà, sincerità, con spirito laico e privo di pregiudizi". Tra i banchi del governo ci sono alcuni componenti della giunta, compreso il neo assessore all'Ambiente Piergiorgio Giarratana. Abbraccio Crocetta-Cracolici prima della seduta. Un incontro casuale alla buvette di Palazzo dei Normanni, prima dell'attesa seduta parlamentare durante la quale il presidente della Regione lancerà l'appello per un patto sulle riforme, finisce con abbraccio e bacio tra il Rosario Crocetta e il cuperliano Antonello Cracolici, protagonisti nelle ultime settimane di accese polemiche e accuse incrociate. Ad assistere alla scena giornalisti e alcuni deputati. Un gesto distensivo? Forse a livello personale, sul piano politico invece è tutto aperto. "Liberiamoci dai pregiudizi". "E’ maturo il tempo per affrontare il tema della situazione politica, economica e sociale che viviamo in Sicilia. E’ maturo il tempo per dire come usciamo dalle emergenze e quali percorsi comuni intraprendiamo per confrontarci con lealtà, a volte anche con spirito critico ma priva di pregiudizi. Dobbiamo tutti quanti liberarci dai pregiudizi. Partiamo dal prendere atto del mutamento della realtà. Partiamo dal considerare che la crisi della Sicilia non è un fatto isolato e non si può assegnare tutte le responsabilità al governo, neppure a quelli precedenti al mio": lo ha detto il presidente della Regione, Rosario Crocetta, aprendo (con oltre un’ora di ritardo  dopo numerosi colloqui con i deputati) la seduta all’Ars in cui sono previste le dichiarazioni sulla crisi di maggioranza. "Troppi vincoli dal'Europa". Il presidente ha tratteggiato i contorni di uno scenario di crisi internazionale che rende difficile l’azione di governo a tutti i livelli. “I vincoli dell’Europa – ha detto – ci hanno perfino impedito di approvare alcune norme della nostra Finanziaria”. Crocetta ha chiesto “che ci venga almeno data l’autonomia impositiva prevista dallo Statuto. Così davvero potremmo farcela da soli”. Per Crocetta “anche il sistema nazionale è fatto da partecipate inutili e una pubblica amministrazione ingessata. Con lo spoils system ogni governo dovrebbe avere la possibilità di creare uno staff di propria fiducia. Perché se la macchina politica e quella amministrativa marciano separatamente, non si possono raggiungere risultati”. "Denuncia per voto di scambio? Atto eccessivo". Crocetta ha quindi ricordato le resistenze politiche ai suoi tentativi di modificare una legge siciliana che impone, con la cosiddetta “clausola di salvaguardia”, di assegnare ai dirigenti rimossi una in0dennità analoga a quella percepita quando erano alla guida degli uffici. Il presidente ha poi ricordato che “dopo i tagli fatti dal mio governo, la Regione Sicilia ha i dirigenti meno pagati d’Italia”. Ma sull’immagine pubblica della Sicilia pesa – ha detto Crocetta – “l’aver avuto due presidenti condannati per mafia e la grande conflittualità che si manifesta continuamente contro il presidente della Regione in carica”. Questo per Crocetta dimostra “che ci sono contrapposizioni nei gruppi politici che non giovano al confronto. Mi piacerebbe che queste divisioni restassero fuori dall’aula e non pesassero sul rapporto fra partiti e governo. La denuncia per voto di scambio che ho subito è un atto eccessivo, soprattutto perchè sono totalmente estraneo a queste logiche e non mi presterò mai a logiche che possono favorire queste pratiche". “Non vado a casa”. “Mi viene detto che senza maggioranza dovrei andare a casa. Ma non ne ho nessuna intenzione. Ho una resistenza al dolore molto lunga. Non mi sono candidato per fare autolinee di trasporto, o per curare i miei interessi personali. Anche perché non ne ho. Uscirò nudo da qui, come sono entrato. Perché ho cercato di governare come un santo”. “In una coalizione si rispettano le regole”. “C’è un numero di candidati alla presidenza della Regione enorme. E’ normale che ciò avvenga nell’opposizione. Lo è meno se nella maggioranza c’è chi da un anno annuncia candidature. Ognuno può fare quello che vuole ma permettetemi di dire che devo difendermi. E’ legittima difesa. C’è poi chi, per sopperire al calo di consenso, lancia il tema di eventuali commissariamenti. Sappiano che se si sta in una coalizione si ha il dovere di rispettare le regole. Io sono un presidente eletto dai cittadini mentre le posizioni personali di chi non ha passato questa verifica, restano posizioni personali. I toni irriguardosi di una parte della maggioranza sono andati a volte perfino oltre quelli dell’opposizione. Mi rimane lo sconforto per attacchi personali. Come si dice, parenti serpenti. Lo scontro fra amici a volte è più aspro di quello con i nemici, anche se io non ho nemici”. “Le riforme si fanno insieme”. “Stiamo portando avanti il patto elettorale con i siciliani e i partiti alleati. Altri accordi non ne conosco e non ne faccio. Le riforme si fanno insieme. Insieme si va avanti nei processi democratici. E insieme si esce dalla crisi”. “Siete convinti – ha chiesto retoricamente il presidente al Parlamento - che senza me la Formazione sarebbe costata 150 milioni invece di 400? Nella formazione deviata c’era una parte del sistema politico. Ritenete che senza di me sarebbe stata bloccata un’asta come quella da 150 milioni per le assicurazioni nella sanità? Andare contro queste scelte dimostra la voglia di andare contro di me sempre e comunque. Ma questo non è consentito, altrimenti anche io dovrei fare altrettanto. Nella sanità i siciliana i manager mi dicono di ricevere tre telefonate al giorno di raccomandazioni”. Il Parlamento rumoreggia e Crocetta ricorda, rivolto al centrodestra e ai grillini: “Le denunce che ho fatto io voi non le avreste mai fatte. Accettate il fatto di aver perso e accettate che io ho vinto”. Il presidente ha ricordato “la discontinuità avviata dal mio governo e non sempre sostenuta al Parlamento. Anzi, qui c’è gente che salta il fosso. Nessuno si aspetti da me cambi di casacca. Appartengo a una storia di sinistra, anzi centrosinistra, e mi dispiace che qualcuno anche nel mio partito la contesti. Ma nessuno può dire che oggi io la pensi diversamente di come la pensavo 40 anni fa. Ho fatto un patto elettorale e politico con la coalizione e nessuno mi chiedere nulla di diverso da quel patto. Ma non possiamo continuiamo sempre a discutere di un metodo che prevede che al presidente vengano notificati i nomi degli assessori. Si vuole la capitolazione formale del mio ruolo, e io non lo posso accettare. Difendo il principio che un presidente eletto dal popolo non può subire decisioni". Piano giovani. Il presidente è passato ad affrontare il tema del flop del Piano giovani: “L’operato di un assessore non può essere valutato su una singola questione, anche se in quel momento è una questione devastante. La prossima selezione è questione di giorni. Il bando ripartirà, con una certa prudenza sugli affidamenti fatti dal precedente direttore generale. E si sappia che fra quanti vogliono fare ricorso per essere riusciti ad accedere al click day c’è anche un mio nipote… Ma non posso consentire che un giovane assessore che ha scardinato con coraggio i poteri forti della Sicilia riceva una mozione di sfiducia. Non sarebbe una valutazione obiettiva di questo Parlamento”. Rimpasto. "Nessuno discute la legittimità della rappresentanza politica. Ma non posso accettare che una direzione si riunisca e dichiari quali sono gli assessori del governo. E i renziani - di cui ho letto un documento - non pensino che possono agganciarsi alle posizioni dell'area Cuperlo facendomi cambiare. Io ho posto un ragionamento sul metodo. Se farò bene i cittadini mi premieranno, altrimenti mi bocceranno ma non posso essere messo in discussione. Abbiamo vinto insieme e insieme governiamo". "Gli scontri dei partiti logorarono anche Lombardo". Citando gli scontri in atto all'interno dei partiti con ripercussioni sull'azione del governo, il presidente della Regione Rosario Crocetta, durante il suo discorso all'Assemblea siciliana, ha ricordato il suo predecessore, Raffaele Lombardo. "Pur potendo contare sul sostegno di 61 deputati di maggioranza - ha detto - Lombardo non ha trascorso un solo giorno in pace, il dibattito lacerò tutte le forze politiche". Crocetta trova analogie con l'attuale situazione politica. "Credo che oggi non ci sia pace tra le forze politiche - ha aggiunto - Non ci sono gruppi omogenei, a destra e a sinistra ci sono divisioni, contrapposizioni che sicuramente non giovano al confronto politico". Fi: no a Crocetta, pronta mozione di sfiducia. "Chiedo formalmente di calendarizzare la mozione di censura all'assessore Nelli Scilabra. E abbiamo pronta anche la mozione di sfiducia al presidente Crocetta, la presenteremo insieme ai deputati grillini e ci aspettiamo il sostegno anche degli esponenti della maggioranza che finora hanno criticato questo governo. Ridiamo ai siciliani il diritto di tornare al voto". Lo ha detto il capogruppo di Fi Marco Falcone intervenendo in aula dopo il governatore Rosario Crocetta. "Questo governo è al capolinea - ha aggiunto - Noi restiamo all'opposizione alternativi a questo governo". Cracolici: se non c'è svolta fermiamoci qui: "O c'è una svolta radicale o ci fermiamo qui. Le poltrone Crocetta se li tenga cuperliani o non cuperliani. Noi lavoriamo per cambiare le cose, ci convinca Crocetta e siamo pronti a farci convincere". Lo ha detto intervenendo in aula il deputato cuperliano del Pd, Antonello Cracolici. "Io nel baratro non ci finisco, non mi suicido", ha affermato Cracolici ricordando il flop day, la fuga dei dirigenti dagli assessorati come all'Economia, lo scivolone dell'ex assessore Sgarlata sulla piscina, lo stallo di alcune riforme come quella sulla gestione dei rifiuti. "Mai uno staff è stato così precario come quello del governo Crocetta - ha affermato Cracolici - fino ad oggi ha nominato 21 assessori, un governo all'anno; con cinque persone che si sono succedute a capo del gabinetto del presidente. La verità è che fin dall'inizio c'era un malessere e si è pensato di risolverlo col Crocetta-bis, ma in realtà il caos si è aggravato". "Abbiamo cercato di aprire gli occhi a quella gabbia dorata che è diventato Palazzo d'Orleans, dove si racconta una Sicilia che non c'è, di grandi consensi, di gente che chiede autografi. Siamo in mano ai racconti dei 'bravi' di manzoniana memoria".

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