PALERMO. Il Pd rompe con Rosario Crocetta. O almeno, l'area dei cuperliani, con in testa il segretario regionale Fausto Raciti. «Da oggi i destini del partito e del governatore si separano», sentenzia il segretario mettendo un punto a un clima di tensioni che si trascina da mesi. Lo fa nel giorno della visita a Palermo del premier Renzi per l'inaugurazione dell'anno scolastico all'Istituto Pino Puglisi. Sollecitato dai cronisti, il leader del Pd, liquida il «caso Sicilia»: «Siamo in un luogo istituzionale, le domande al segretario del Pd le facciamo da un'altra parte». Sferzante invece la risposta del governatore: «E chi è Raciti?», sbotta Crocetta forte dell'«alleanza» con i renziani e l'AreaDem, animatori del recente rimpasto «indigesto» ai cuperliani, rimasti per scelta fuori dalla giunta. Raciti però è fermo. «La direzione nazionale è stata informata della nostra decisione, la nostra gente non ce la fa più». E avverte: «Se qualche dirigente democratico intende sostenere ancora questa fallimentare esperienza dovrà dirlo pubblicamente e metterci la faccia. Noi scendiamo». Insomma, nel Pd si respira aria da resa dei conti. Renziani e Areadem non vogliono lo strappo. E nel pomeriggio, il capogruppo all' Assemblea Baldo Gucciardi (renziano) e il presidente della direzione regionale Giuseppe Lupo (Areadem) hanno raggiunto Crocetta a Palazzo d'Orleans per un confronto. A Palazzo dei Normanni, intanto, i deputati regionali sono in attesa di riunirsi, alla presenza del segretario Raciti. «L'incontro era fissato da tempo, per discutere della ripresa dell'attività parlamentare e l'elezione del nuovo vice presidente dell'Ars, ma a questo punto il tema è politico», afferma il deputato Filippo Panarello. In ballo ci sono tre mozioni di sfiducia, presentate dalle opposizioni, ad altrettanti assessori. «Il Crocetta-bis è un governo nato morto - incalza Raciti - Abbiamo chiesto una svolta e una nuova delegazione, Crocetta pensa che la svolta che chiediamo - possa essere barattata in cambio di qualche assessore. Non riconosce i limiti della propria esperienza e pensa che noi potremmo soprassedere in nome di uno scambio». Il segretario non fa sconti. «L'ultimo caso, quello che ha riguardato l'assessore Maria Rita Sgarlata (dimessasi oggi sull'onda delle polemiche per presunte irregolarità nella realizzazione di una piscina nella sua villa al mare) è solo la puntata più recente di una guerra di corte, combattuta a suon di dossier, di denunce». Per Raciti «questo è in realtà il governo degli eterni rimpasti, un governo che si è eroso in violentissime lotte intestine che hanno messo a nudo l'evidente incapacità di governare la Sicilia». Il segretario del Pd chiederà un vertice di coalizione «per comunicare la nostra decisione». Ma Crocetta non demorde. Anzi rilancia e avverte: «Non mi dimetterò mai, sono un combattente, uno che cade in battaglia. Sono stato eletto dal popolo siciliano, la prima volta dal Dopoguerra che il centrosinistra vince in Sicilia. Il Pd dovrebbe accendermi un cero, un lumicino». E ancora: «Il Pd dovrebbe fare un viaggio votivo a Lourdes per ringraziarmi. Sono stato eletto per liberare la Sicilia dal malaffare e la sto rimettendo sui binari dopo anni di sprechi».