Martedì 05 Novembre 2024

Pd in Sicilia, il rimpasto va in soffitta

PALERMO. Il vertice del gruppo Pd all’Ars si è chiuso con un nulla di fatto e un rinvio a lunedì. Mentre non si è neppure svolto quello romano che avrebbe dovuto mettere attorno a un tavolo il vicesegretario nazionale Lorenzo Guerini, il segretario regionale Fausto Raciti, Crocetta e Davide Faraone.
E a questo punto i rapporti fra partito e governo si fanno ancora più tesi. Per il segretario Raciti «i temi politici restano tutti sul tappeto, a cominciare dalla mozione di censura alla Scilabra che noi voteremo perchè la posizione dell’assessore non ci convince a prescindere dal rimpasto».
Crocetta ha però anticipato che difenderà l’assessore alla Formazione, che in ogni caso non sarebbe obbligata formalmente a dimettersi. Il presidente ieri in conferenza stampa ha anche stoppato l’ipotesi di un rimpasto. E il continuo rinvio del vertice romano è un segnale che neppure Roma pressa per un cambio di giunta: «Se il problema è fare spazio a Crisafulli, a Roma non interessa». Il presidente è nella Capitale, dove però ha discusso col governo nazionale dell’applicazione della legge sui testimoni di giustizia.
Ma Raciti fa presente che «anche con Crocetta il termine per trovare un’intesa è scaduto. Attendiamo una svolta entro qualche giorno o le nostre strade si separeranno». Raciti non pensa nè alla sfiducia nè a elezioni anticipate ma avverte che per il futuro «senza la svolta su governo e programma cominceremmo a lavorare ad alleanze e progetto politico su altre basi. Non possiamo continuare a favorire Forza Italia e i grillini».
Intanto anche Lino Leanza sbotta contro il governo. Il leader di Articolo 4 protesta contro la chiusura di alcune sedi periferiche di Riscossione Sicilia. Un fatto che ha scatenato la presentazione di censura di pezzi di Pd e Udc contro un altro assessore, Roberto Agnello (Economia). Leanza ricorda «che era stata decisa una moratoria di 30/40 giorni necessaria ad approfondire la vicenda relativa ad ogni singolo sportello destinatario del provvedimento di chiusura. La scelta immotivata del governo, d’accordo con Riscossione Sicilia, di mantenere il 15 settembre come data di chiusura sembra mirata a fomentare tensioni assolutamente evitabili. A chi giova?».

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