PALERMO. «Basta ridicoli balletti e penultimatum. Lavoriamo per il bene dei siciliani o prendiamo atto del fallimento e cediamo il passo»: Davide Faraone critica governo e partito all’indomani del vertice fra i leader delle correnti e dello stop alle trattative imposto da Crocetta.
E intanto Fausto Raciti, segretario regionale del partito è a Roma dove sta sottoponendo al vicesegretario nazionale, Lorenzo Guerini, la proposta per il cambio di assessori del Pd. I renziani e l’area Lupo dovrebbero confermare gli uscenti Giuseppe Bruno e Roberto Agnello. L’area Cuperlo dovrebbe puntare sul catanese Angelo Villari e su un altro nome espressione dell’area più vicina a Crisafulli. Crocetta dovrebbe poi confermare la Scilabra alla Formazione. Ma il puzzle resta intricato, molto intricato.
Per questo motivo Faraone parte da un’analisi spietata della situazione: «Abbiamo annunciato riforme, ma senza governo e maggioranza coesa, nemmeno con il cannocchiale le vedremo. Siamo tornati alla più bieca partitocrazia, vertici, lottizzazioni compiute o represse, delegazioni di partito. Come se fuori dalla Sicilia, il mondo non stesse andando in tutt'altra direzione. Come nel gioco dell'oca, ci siamo sempre ritrovati al punto di partenza».
Secondo il braccio destro di Renzi in Sicilia rispetto agli anni di Cuffaro e Lombardo «è cambiata la prospettiva, è cambiato il nostro ruolo, ma noi siamo rimasti irrilevanti. Nonostante non esista alcuna opposizione e nessuna reale e valida alternativa».
L’unico esponente siciliano nella segreteria nazionale ricorda che «la nostra "rilevanza" non è data dalla nostra capacità di produrre risultati ma dal fatto che ora, dal governo, gestiamo risorse economiche per conto dei siciliani e che anche dalle nostre scelte dipende il loro futuro. Da questo dovrebbero derivare anche la nostra responsabilità e il nostro senso del dovere. Se ci riusciamo, e io continuo a pensare che sia possibile, andiamo avanti e cerchiamo di riconquistare la fiducia dei siciliani. Altrimenti, prendiamo atto del fallimento e cediamo il passo. Io non vedo più alternative».
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