PALERMO. Perdono soldi gli assessorati Energia, Sanità, Turismo e Beni culturali, rimasti troppo indietro nella tabella di marcia degli investimenti. Acquisiscono risorse gli assessorati Infrastrutture ed Economia insieme alla Protezione civile e arriva così una pioggia di milioni per strade, porti, ferrovie e scuole. Eccolo il piano di salvataggio dei fondi europei, approvato dalla giunta la settimana scorsa con l’obiettivo di accelerare la spesa ed evitare il rischio di restituire a Bruxelles i contributi non spesi a fine anno.
Secondo le ultime rilevazioni della stessa Regione ben cinque dipartimenti sono al di sotto della soglia del 25% della spesa. Significa che a meno di un anno e mezzo dal termine ultimo per investire i contributi stanziati nel 2007 Turismo e Beni culturali hanno speso appena il 17% delle risorse loro assegnate, l’Ambiente è arrivato al 18%. Alle Attività produttive si è arrivati al 24 mentre il record negativo è dell’assessorato Energia, fanalino di coda con appena il 16% della spesa certificata.
Per questo motivo la rimodulazione messa a punto da Crocetta prevede di dirottare 73,6 milioni dall’Energia alle Infrastrutture. Cosa verrà sacrificato? Tutti quei progetti (rimasti sulla carta) che dovevano portare nuovi impianti per la gestione dei rifiuti e gli interventi di bonifica ambientale.
Anche l’assessorato alla Sanità perde cifre consistenti: in particolare 36,8 milioni destinati all’acquisto di tecnologie avanzate e altri 15 destinati all’assistenza tecnica, cioè alla fase amministrativa. Mentre l’assessorato alla Famiglia perde 5 milioni che erano destinati agli asili, altri 9,6 con cui dovevano essere portati avanti progetti per «recuperare aree urbane in condizioni di criticità o sottoutilizzazione» e ben 10,9 per il «recupero del disagio nelle aree urbane» attraverso l’ampliamento dei servizi pubblici. L’assessorato alle Attività produttive perde 22,9 milioni che dovevano servire per centri commerciali, imprese giovanili e femminili, artigiani e «sportello commercio». Al Turismo tolti 2,4 milioni che dovevano servire per progetti di destagionalizzazione e 21,9 destinati al finanziamento di nuovi impianti sportivi (che però potranno essere recuperati con soluzioni d’emergenza).
In tutti questi casi i problemi sono nati - si legge nel nuovo piano - da revoche, esaurimento di graduatorie e ritardi irrecuperabili nei bandi.
Una minima parte dei progetti «tagliati» potrà essere recuperata assegnando i fondi ad altri assessorati (è il caso di quelli per gli asili e per la banda ultralarga di cui si occuperà la Funzione pubblica e non più le Attività produttive). Per il resto invece i fondi rimasti nei cassetti vengono interamente dirottati sulle grandi opere pubbliche. Cioè su progetti che stanno già marciando o sono pronti a partire, in modo da garantire che la spesa venga fatta in tempi brevi. Dunque per la Agrigento-Caltanissetta arrivano altri 88,5 milioni. Per l’interoporto di Termini Imerese pronti altri 49,3 milioni e in generale per finanziare nuovi porti o allargare quelli esistenti arrivano altri 11,1 milioni. Una pioggia di fondi arriva a Palermo: 1,2 milioni per il nodo ferroviario e 40,9 andranno ad aumentare il budget già previsto per il Tram e l’anello ferroviario (una parte andrà anche alla Circumetnea). Altri 20,8 milioni serviranno a finanziare progetti di ristrutturazione o costruzione delle strade provinciali. Mentre per l’informatizzazione e le infrastrutture tecnologiche l’assessorato al Bilancio avrà 34 milioni in più. Infine, molti progetti che stava portando avanti la Protezione civile vengono spostati nelle linee di finanziamento dell’Asse 2 del piano di spesa Fesr, quello rimasto più indietro: è un modo per accelerare gli investimenti, in questo caso destinati a efficientamento energetico degli edifici scolastici (96,3 milioni), eliporti e prevenzione del dissesto idrogeologico.
Fondi europei non spesi, «puniti» 4 assessorati
Scatta il piano di salvataggio per evitare di restituire a Bruxelles oltre 200 milioni. Stop a bonifiche e impianti per rifiuti. La giunta dirotta sulle grandi opere pubbliche i soldi rimasti nei cassetti. Ecco chi perde e chi guadagna
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