PALERMO. «Ridicoli, strumentali, inutili»: così i sindacati bollano gli atti di interpello della Regione siciliana per spostare il personale da un ufficio all'altro e utilizzarlo in varie mansioni. Risultato? Nella stragrande maggioranza dei casi si ricorre a consulenti esterni con ulteriori costi per le tasche dei cittadini. È il caso del Piano giovani, progetto da cento milioni per promuovere l'occupazione giovanile.
Per promuoverlo, il dipartimento della Formazione è stato costretto a pubblicare un bando esterno per esperti in comunicazione che è scaduto ieri. Eppure, l'amministrazione regionale non ha certo un organico di poco conto: con circa 17 mila dipendenti difficile pensare di non avere nessuno in grado ad esempio di aggiornare siti internet o pagine Facebook. «La verità — dicono i Cobas-Codir Sadirs — è che l'atto di interpello non è stato ampiamente pubblicizzato. Il luogo dove andava pubblicato è la bacheca virtuale della funzione pubblica. Ma ciò non è stato fatto, per cui era davvero difficile da trovare. Tanti dipendenti avrebbero voluto partecipare non hanno potuto». Secondo Marcello Minio «l'avviso così non è valido».
Gli autonomi chiedono quindi di bloccare il bando, verso il quale stanno presentando ricorso al Tar: «Sarà pronto la prossima settimana - prosegue Minio - lo facciamo per dimostrare che tra i regionali ci sono professionalità e dipendenti di valore. Per cui vogliamo far ripartire le procedure in maniera corretta e dare a tutti i regionali la possibilità di partecipare».
Per i confederali, poi, l'atto di interpello è ormai superato. «L'atto di interpello - sostiene Maurizio Bernava, segretario generale della Cisl siciliana - è ormai lo strumento truffa utilizzato per decenni dalle amministrazioni per non fare nulla. Serve solo a giustificare delle assunzioni esterne. Se vogliamo ridurre sprechi e razionalizzare le risorse, l'amministrazione deve individuare degli obiettivi e discuterne con i sindacati e vedrà che troverà le risorse ricercate».
Dello stesso avviso Claudio Barone, alla guida della Uil siciliana: «Gli atti di interpello - dice - sono un alibi per chi non ha voglia di utilizzare il personale regionale. Sono sempre andati deserti e non sono mai stati uno strumento utile. Come sindacato - prosegue Barone - confermiamo di dare piena disponibilità a sederci a un tavolo e capire come utilizzare e valorizzare il personale per rispondere di volta in volta alle esigenze dell'amministrazione». Michele Pagliaro, a capo della Cgil siciliana, ricorda poi che «l'atto di interpello funziona solo se ci sono le figure richieste e se queste accettano. Il problema quindi è capire se la qualifica richiesta esiste in pianta organica. Per cui se oggi vogliamo rimettere in sesto questa Regione che ha una quantità notevole di dipendenti, bisognerebbe lavorare in termini di riqualificazione del personale».
A esprimere perplessità sono anche le imprese. Filippo Ribisi, presidente di Confartigianato in Sicilia, ricorda che «mentre la crisi colpisce ogni giorno tantissime imprese, abbiamo enti pubblici sovraccarichi di personale che continuano a reclutare consulenti esterni. Le cose sono due: o i dipendenti non funzionano, e in questo caso nel privato sarebbero stati licenziati da un pezzo, o devono essere valorizzati anche attraverso percorsi di formazione. È chiaro che oggi tutti devono saper utilizzare le nuove tecnologie».
«Ma in questo contesto - prosegue Ribisi - se non si riescono a velocizzare processi, allora dobbiamo accettare anche il ricorso a consulenti esterni pur di veder partire il piano giovani al più presto per non perdere le risorse a disposizione».