PALERMO. Ci sono volute due delibere approvate tra fine novembre e qualche giorno fa dal consiglio di presidenza dell’Ars. E alla fine il bonus per i viaggi aerei che i deputati in missione avevano perso è tornato. E si aggiunge a una indennità di trasferta e a un rimborso spese giornaliere ritoccato al rialzo per poter comprendere perfino il costo del taxi. Una manovra in due mosse che ha fatto lievitare potenzialmente di quasi il 50% il costo di ogni missione che i 90 parlamentari sono autorizzati a fare per ragioni istituzionali.
Per capire cosa è successo bisogna fare un passo indietro, all’ottobre 2012. Fino a quella data ogni deputato aveva diritto a un bonus forfettario di poco più di 10 mila euro per i viaggi in aereo, treno e nave. Per questo motivo, quando erano in missione istituzionale, ai deputati non veniva rimborsato il biglietto. A fine 2012 scattano i primi tagli in ottica spending review e il bonus forfettario viene cancellato (insieme ad altri contributi). Da allora fino al novembre scorso chi ha viaggiato ha pagato di tasca propria.
Ma il 19 novembre scorso una delibera del consiglio di presidenza dell’Ars cambia una prima volta il regolamento per le missioni dei deputati. Un rigo, uno appena, reintroduce «il rimborso di biglietti in tariffa economica». Numeri ufficiali non ce ne sono ma, calcolano i tecnici, considerando che la maggior parte delle missioni si svolge a Roma un biglietto costa mediamente 200 euro. E si aggiunge ad altre due spese che l’Ars sostiene quando un deputato è in viaggio istituzionale. La prima è l’indennità di missione e vale 155 euro netti al giorno, la seconda è il rimborso spese giornaliero: pranzi, spostamenti in città, hotel e altri acquisti che vengono pagati forfettariamente. Quanto? Fino a qualche giorno fa 387 euro netti al giorno, cifra che l’ultima delibera ha portato a 400 tondi. Un piccolo ritocco, spiegano all’Ars, calcolato in modo da comprendere il costo del taxi dall’aeroporto in città. E così una missione a Roma costerà ogni giorno 155 euro di indennità più 400 di spese forfettarie. E a questi 555 euro si aggiungono mediamente 200 euro di biglietti aerei. Il totale fa 755 euro a fronte dei 542 che si spendevano fino a novembre. E se si va in una capitale europea l’indennità sale a 180 euro e il rimborso forfettario a 500.
Dall’Ars provano a spiegare: «Con le delibere approvate - spiega Paolo Ruggirello, capo del collegio dei questori - abbiamo limitato la possibilità di andare in missione. Prima alcuni deputati, per la particolare carica, “comunicavano” di essere in missione mentre ora vanno autorizzati dal presidente. Le missioni diminuiranno. Inoltre fino a un paio di anni fa per ogni deputato c’era un contributo destinato ai biglietti aerei, con il rimborso effettivo - dietro presentazione delle ricevute - facciamo solo in modo che la missione istituzionale sia realmente pagata dal Parlamento». Inoltre gli 11 deputati membri del consiglio di presidenza possono portare in missione un collaboratore, al quale spetta il «rimborso delle spese di viaggio e di un importo forfettario giornaliero in misura pari a due terzi di quello spettante ai deputati». Le stesse procedure si applicano agli assessori.
L’Ars costerà nel 2014 alle casse pubbliche 160,8 milioni. Nel 2013 era costato 164 milioni. Il risparmio è l’effetto della spending review, la legge che ha ridotto lo stipendio dei deputati da 11.780 euro netti a 8.300 circa euro netti. Una norma spinta dal presidente Giovanni Ardizzone malgrado varie resistenze (trasversali) che ne hanno ritardato l’approvazione di un anno. La stessa legge ha fortemente ridotto i contributi ai gruppi parlamentari per cene, convegni, segreteria e iniziative politiche. Anche se non è calato il costo del personale (portaborse, dipendenti stabilizzati e consulenti esterni) perché un articolo ha fatto salvi per questa legislatura tutti i contratti stipulati entro il 31 dicembre 2013: da qui la corsa a contrattualizzare portaborse e consulenti, che hanno raggiunto la cifra record quasi 240.