ROMA. Binari paralleli ma destinati ad incrociarsi, forse già domani, quelli del premier Enrico Letta e del leader Pd Matteo Renzi. Letta, minimizzando i sospetti diffusi dentro la maggioranza sul sindaco di Firenze orientato a tornare al voto in primavera, incontrerà il segretario dem, come sta facendo con tutti i leader dei partiti di maggioranza, per raccogliere le proposte sul patto di coalizione. E in cima agli impegni di Renzi c'è il jobs act con cui il rottamatore è convinto di imprimere una svolta che finora, a suo avviso, non c'è, come certificano i dati "devastanti" dell'Istat sulla disoccupazione. E al centro del piano un contratto di inserimento a tempo indeterminato a tutele crescenti e l'assegno di disoccupazione.
Il leader Pd rivendica come un "cambio di verso" il dietrofront del governo sulla detrazione di 150 euro ai professori. In realtà già ieri il premier si era accorto, a quanto si apprende, che il prelievo era un errore da correggere al più presto. Ma in questo periodo il presidente del consiglio, più che alle polemiche, è interessato a chiudere al meglio gli impegni di governo per il 2014, riuscendo a coinvolgere tutti i partner di maggioranza a partire da Matteo Renzi. Per questo Letta aspetta di conoscere il piano lavoro, ancora in forma di bozza prima dell'ok della direzione del Pd del 16 gennaio. Nel sommario, diffuso nell'e news, il leader Pd presenta i punti cardine del piano lavoro. Sul piano delle regole, il leader Pd vuole un codice del lavoro, entro 8 mesi, che semplifichi le regole esistenti e la legge sulla rappresentatività sindacale, oltre al contratto unico e all'assegno di disoccupazione. Ma serve anche una rivoluzione di sistema "per aiutare il paese a ripartire" con misure a sostegno delle imprese, come il taglio del 10% del costo dell'energia e dell'Irap per le imprese fino alla riduzione delle forme contrattuali, ad ora 40.
Un progetto impegnativo e già oggetto di mediazioni interne dentro il Pd. "Per ogni punto bisogna discutere con 50 persone", ammette una fonte vicina al segretario. La minoranza, avvisa oggi Gianni Cuperlo, non ha problemi "a discutere di contratto unico a tutele progressive" purchè accanto alle regole ci siano i diritti e "il mantenimento dell'art.18 anche nella fase dell'inserimento". Ma Renzi non ha paura del confronto nè con il governo nè con il suo partito: "Non e' un documento chiuso, ma aperto al lavoro di chiunque. Basta ideologia e mettiamoci sotto". Anche il premier, d'altra parte, non ha intenzione di fare solo da arbitro tra le richieste di Renzi e di Angelino Alfano. In questi giorni sono frequenti gli incontri con il ministro del Lavoro, Enrico Giovannini, come con gli altri ministri per altri dossier, per mettere a punto, se non un contro-piano, almeno una serie di misure da amalgamare con il "job act". E tra queste, a quanto si apprende, si prevedono il potenziamento dei servizi per l'impiego, come chiede anche il sindaco di Firenze, l'aumento delle tutele con l'obiettivo di introdurre un sostegno di inclusione attiva e una semplificazione normativa per fare ordine nei contratti.