PALERMO. In Sicilia vengono ridotte le royalties per le estrazioni, anche petrolifere, dal 20 al 13 per cento. La norma, approvata dall'Assemblea regionale, è stata inserita dal governo nella legge di stabilità, all'esame dell'aula. Il provvedimento è passato con 44 voti a favore e 26 contrari: il governo ha resistito al voto segreto, superando per tre volte la prova d'aula. Contrari alla riduzione i deputati Cinquestelle che hanno tentato di evitare il taglio, ma senza
risultato.
Le royalties erano state aumentate appena un anno fa con un'apposita norma della scorsa finanziaria, che era stata proposta dai Cinquestelle e che aveva raddoppiato l'imposta dal 10 al 20 per cento: la misura era stata duramente contestata dalle compagnie petrolifere ma anche da altre aziende di estrazione.
Con le nuove royalties, nelle casse pubbliche potrebbero arrivare tra i 9 e i 10 milioni di euro. La Regione calcola d'incassare 3,5 milioni, mentre ai comuni andrebbero 7 milioni circa. Oltre ad applicare l'aliquota del 13 per cento, la nuova norma cancella la franchigia pari a 1.500 barili, di fatto l'aliquota quindi scatta subito. Anche se la scorsa finanziaria aveva raddoppiato le royalties dal 10 al 20 per cento, la Regione non ha mai applicato
l'aliquota, che comunque scattava da quest'anno sull'attività dell'anno scorso, per timore che le aziende avrebbero fatto ricorso contro il provvedimento. Di fatto, quindi, la norma appena varata (dal 20 al 13 per cento), incrementa di 3 punti l'aliquota rispetto a quella applicata due anni fa (era al 10, ora al 13).