ROMA. Soprattutto amareggiato e deluso, ma anche irato, per lo "strappo" di Alfano. Silvio Berlusconi viene descritto così da chi in queste ore è andato a trovarlo a palazzo Grazioli dopo l'addio del vicepremier al Pdl. Notizia che il Cavaliere aveva appreso prima che il ministro dell'Interno lo comunicasse ai suoi quando si era sentito rispondere picche dall'ormai ex segretario all'ennesima proposta di mediazione. Ma che lo avrebbe caricato al punto giusto in vista del Consiglio nazionale di domani che sancirà, comunque, la nascita della nuova Fi. Un evento che lo porterà, ha raccontato a chi oggi ha avuto modo di incontrarlo a Palazzo Grazioli, a chiamare il popolo di Forza Italia a nuove battaglie.
L'ex capo del governo però, al di là del dispiacere personale nei confronti di Alfano, non nasconde la rabbia per aver tentato fino all'ultimo di tenere con sè Angelino offrendo garanzie sul partito e sul discorso da fare domani al Consiglio. Il vero punto di rottura, raccontano, è stato sul governo quando gli alfaniani hanno chiesto che la tenuta dell'esecutivo fosse separata concettualmente dalla decadenza e venisse confermata dai lealisti, nero su bianco.
Proposta irricevibile per il Cavaliere che ha chiesto con nettezza al suo ex delfino di non prestarsi al gioco del Pd nel caso in cui dovesse essere sancita il 27 novembre la sua decadenza da senatore con il voto degli alleati del Pdl nelle larghe intese. Un impegno che Alfano non ha potuto e voluto prendere rilanciando l'intesa di governo e annunciando, appunto, i nuovi gruppi del "centrodestra". Una mossa che, alla fin fine, non coglie impreparato Berlusconi il quale, messo alle strette dalla mossa finale del vicepremier, non rinuncerà a giocarsi tutte le sue carte per provare a riaffermare un ruolo nel centrodestra.