ROMA. «Un golpe no», piuttosto «un golpettino furbetto». È la marcia indietro del giorno dopo di Beppe Grillo, la 'correzionè alle parole durissime di ieri (forse sfuggite in un momento di rabbia), quando il leader del M5S ha chiamato «milioni» ad «una mobilitazione» davanti Montecitorio per bloccare «l'inciucio» della rielezione di Giorgio Napolitano. L'uso del vezzeggiativo («golpetto») strappa un sorriso, ma nei contenuti il giudizio di Grillo resta pesantissimo nei confronti dei partiti e di Napolitano, rieletto al Colle «per salvare il culo giudiziario a Berlusconi e al Pd per il Monte dei Paschi di Siena». «Hanno rubato un anno - afferma - Ma se il governo sarà sull'agenda Monti, e così sarà, non durerà ». Il leader 'a cinque stellè incontra i giornalisti presso la sala stampa de 'L'Altra Economià (sede in pieno spirito 'cinque stellè: è un vecchio spazio abbandonato, ora recuperato, che ospita un mercatino biologico di prodotti artigianali e a km 0). Due ore di conferenza durante le quali il blogger genovese spiega la sua 'retromarcià: «C'era il rischio di infiltrati alla manifestazione - spiega - Ieri potevo venire in piazza ma avevo paura che la mia presenza potesse favorire la violenza».
Poi risponde alle domande dei cronisti. Rifiuta le accuse sulla violenza: «Sto calmando gli animi - sottolinea - C'è gente che mi dice andiamo a Roma: o fucile o niente. Dovreste ringraziarci perchè teniamo calma la gente». Ma avvisa: «Temo ci sarà una sollevazione popolare in questo Paese - insiste - Siamo seduti su una polveriera». E infine: «Sono ghandiano ma non coglione...». Quanto a Napolitano, il leader del M5S invita il capo dello Stato a «dare segni di cambiamento, invece di fare 14 anni di governatorato»; e ad intervenire sui «242 milioni di spese del Quirinale». «L'applauso dei partiti alla sua elezione - dice - è stato un applauso a loro stessi perchè li farà vivere altri sei mesi».
«Noi siamo stati gli unici a uscire da Montecitorio a testa alta, mentre gli altri andavano via in auto o da dietro», rincara il capogruppo al Senato Vito Crimi. Grillo definisce il parlamento «un guscio vuoto» che non legifera. Dice «no ad un governo Amato o Letta» e spiega che quando saranno «all'opposizione» voteranno «ciò che è giusto se nei programmi» del M5S. Ne ha poi per il Pd. Gli «spiace per Bersani», nessun godimento «nel vedere il Partito Democratico spaccato» ma lo accusa di aver cercato solo «i nostri voti». La trattativa era impossibile: «Lo streaming con noi era un suo giochetto - afferma - Sapeva che non poteva esserci accordo ma voleva farci apparire come quelli del 'nò » dalla stampa vicina al Pd. Comunque, per i partiti «è solo questione di tempo, non di 'grillì - aggiunge - Gli resta un anno». È una conferenza fiume. Ma tanto basta per assicurargli la scena mediatica della giornata e riuscire ad oscurare l'elezione del capo dello Stato. E, forse, per coprire i difetti organizzativi e l'affluenza forse un pò al di sotto delle aspettative della manifestazione a piazza Santi Apostoli. È la piazza cara alla sinistra perchè lì è stato festeggiato il successo elettorale dell'Ulivo contro Silvio Berlusconi. Grillo raggiunge Santi Apostoli nel pomeriggio ma telecamere e folla gli impediscono di entrare. A quel punto sale in piedi sull'automobile e urla ai partiti 'arrendetevì. Poi va via. Si collega su 'La Cosà, web tv del M5S, per spiegare l'accaduto. Dice che è stata «la Digos a chiedere» che andasse via «per evitare situazioni di pericolo» in quanto «la piazza è piccola». Infine, un riferimento alle elezioni amministrative in Friuli Venezia Giulia. «Sarà forse la prima Regione e cinque stelle e poi ci sarà Roma (comunali, ndr). Forse ce la faremo, non ci fermano più ». I partiti «hanno fatto questo inciucione gigantesco per rubare tempo - conclude - ma noi non glielo lasceremo mai».