Giovedì 28 Novembre 2024

Pdl, resa dei conti contro Cascio

PALERMO. Il segretario provinciale all’attacco del presidente dell’Ars Francesco Cascio, che replica chiedendo l’azzeramento dei vertici palermitani del partito. Nel Pdl è scattato il tutti contro tutti. E il gruppo all’Ars chiede un intervento di Alfano. Eccola la bomba Costa che esplode fra le mani del presidente dell’Ars e rischia di frenarne la corsa a Palazzo d’Orleans. Il flop del candidato sindaco, di cui Cascio è stato big sponsor, e la perdita di consensi che ha causato il crollo in consiglio comunale (appena 3 seggi) hanno acceso la miccia. È Francesco Scoma, segretario provinciale, a farsi interprete degli umori dei ras azzurri del consenso: «Il problema lo avevamo capito subito, il candidato non piaceva a nessuno e ciò si è riflettuto sulle scelte di molti candidati al consiglio che non hanno aderito alle nostre liste». Scoma, a lungo papabile per il Comune, ricorda che «è stato Cascio scegliere Costa quando invece puntare su un esperto amministratore come la Vicari o lo stesso Cascio avrebbe permesso di andare al ballottaggio evitando il crollo di voti». Per Scoma ciò ha ricadute sulle strategie per le Regionali di ottobre: «Il Pdl deve riflettere sulle scelte e sulle persone. Oggi indicare un candidato alla Regione non è più facile e scontato come prima. Nella vita accadono cose che fanno cambiare la situazione in modo radicale». Il riferimento è alla candidatura di Cascio. E Scoma si spinge oltre: «Forse è il caso di cominciare a ragionare sulla candidatura di Gianfranco Miccichè, nell’ottica di consolidare e allargare le alleanze». Scoma chiede una rivisitazione degli equilibri nel partito e lancia un ultimo affondo: «A Palermo ci sono dirigenti che hanno avuto incarichi, anche in partecipate, senza poi portare alcun risultato per il Pdl». Anche nel gruppo all’Ars si respira la stessa tensione. Per Salvino Caputo «avere candidato Costa è stato un errore che ci ha fatto perdere voti. In provincia invece è andata meglio. È un segnale preoccupante. Alfano dovrebbe intervenire convocando il partito per impostare una nuova strategia elettorale». Anche in questo caso il riferimento è alle Regionali d’autunno: «In questo momento - aggiunge Caputo - il Pdl non è in condizioni di rivendicare la presidenza della Regione. Bisogna recuperare il rapporto con gli alleati e superare il diffuso malessere interno». Lo scontro covava da giorni. E Cascio di buon mattino aveva tentato la via di Twitter per predicare cautela: «Stop al gioco del tutti contro tutti. È tempo di spegnere i microfoni e iniziare una seria riflessione comune». Ma appreso dell’attacco di Scoma, il presidente dell’Ars mette da parte la diplomazia: «La scelta di Costa è stata di Alfano. Se Scoma non la condivide, o non la condivideva, deve contestarla al coordinatore nazionale. Piuttosto mi preoccupa il risultato delle liste a Palermo, che sono frutto del lavoro in prima persona di Scoma. Ha raggiunto appena l’8%, secondo me tanto dovrebbe bastare per suggerirgli le dimissioni». Cascio prova infine a togliere dall’agenda il dibattito sulla candidatura alla presidenza della Regione: «Ancora non sappiamo neppure quando Lombardo si dimetterà. Quando si porrà il problema gli organi nazionali del partito lo affronteranno guardando al bene della Sicilia e della coalizione. Di certo, la scelta del candidato non spetta a Scoma». Cascio trova al suo fianco il consigliere palermitano uscente Stefano Santoro e Bartolo Sammartino che chiedono a loro volta le dimissioni di Scoma e del segretario cittadino Gianpiero Cannella. È uno scontro tutto interno all’area di maggioranza del partito. E che per questo rischia di pesare anche su Alfano. E allora il coordinatore regionale Giuseppe Castiglione prova a cambiare l’agenda: «Pensiamo ad affrontare al meglio i ballottaggi. E guardiamo al fatto che in altri centri come Barcellona, il Trapanese e il Catanese siamo ancora il primo partito». Ma anche Castiglione, che ha ammesso di attendersi altre candidature alla Regione oltre quelle di Cascio e Miccichè, non nasconde le perplessità sulla scelta di Costa: «Noi abbiamo fatto un ragionamento politico sperando che Costa permettesse di aggregare l’alleanza. Invece la gente ha scelto quello che riteneva un buon amministratore. Forse anche noi avremmo dovuto puntare su un candidato più esperto di fronte a Orlando».

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