ROMA. Il segretario del Pdl Angelino Alfano - intervistato da La Stampa - parla di "evidente nodo politico" con la Lega rispetto alla riforma delle pensioni. Subito aggiunge però che, "siccome non si può fare una crisi di governo, faremo un ultimo tentativo per dire alla Lega che è ragionevole che vivendo più a lungo si vada in pensione più tardi e ciò senza mai toccare i diritti acquisiti di chi la pensione ce l'ha già".
Per Alfano, comunque, "ogni decisione sarà maturata insieme", con la speranza - prosegue - che "gli amici della Lega colgano che la riduzione dei tagli agli enti locali può essere bilanciata da un intervento sulla riforma delle pensioni". Quanto alle richieste dei 'frondisti' del Pdl, i punti su cui si è al lavoro riguardano "i tagli agli enti locali, il contributo di solidarietà connesso al quoziente familiare" anche perché "tutelando la famiglia possiamo rendere ancora più equa la manovra" e "l'Iva". In ogni caso, dice Alfano rispondendo a una domanda sulle 'anime' attive nel Pdl, "non possiamo permetterci come partito di essere una caserma, ma tra caos e caserma ci può essere una comunità", evocando, per esempio, in Antonio Martino e Claudio Scajola, con accanto il suo nome, "tre generazioni di forza Italia".
Alfano esclude l'ipotesi di un governo tecnico definito "un'ipocrisia" e uno scenario in cui il ministro Tremonti possa esser sostituito - "non si cambia un giocatore, peraltro eccellente, all'80esimo della partita" - dal momento che ha "lavorato bene muovendosi tra paletti stretti". Infine, il segretario del Pdl - scommettendo sullo "spegnimento progressivo" di grandi casi come la P3 e la P4 e ricordando che l'inchiesta su Penati "sconfigge la pretesa del Pd di essere geneticamente diverse" - rimpiange di non aver trovato - da Guadasigilli - un "equilibrio in Parlamento" sulle intercettazioni.
Per Silvio Berlusconi ha solo parole "di stima e affetto", dicendo che si tratta di "qualcuno di vero che è parte del mio essere" a cui "devo ben più di qualcosa". Ed a lui rimane in mano "il carisma" del partito. Elogia, poi, Pier Ferdinando Casini che è "arrivato in Parlamento da solo", mentre di Gianfranco Fini pensa che sia "un leader che si è caratterizzato soprattutto per la sua azione contro Berlusconi", ma "...nella vita mai dire mai".