
L’invito a tutti i suoi interlocutori è sempre lo stesso, «bisogna evitare di alimentare un’escalation di dazi contro dazi, perché tutti ne farebbero le spese». Giorgia Meloni non cambia linea nelle ore che precedono quella che alla Casa Bianca definiscono «una giornata storica».
L'impatto degli annunci di Donald Trump sarà chiaro solo una volta che il presidente americano avrà ufficializzato le tariffe commerciali per i prodotti stranieri.
Nel frattempo da Palazzo Chigi preferiscono non commentare né gli avvertimenti di Washington né le parole di Ursula von der Leyen, sulle risposte europee. Di certo il tema finirà al centro dell’incontro, ancora non in agenda, che la premier è pronta ad avere con il vice presidente degli Stati Uniti JD Vance, che ha programmato una visita a Roma nei giorni di Pasqua, fra il 18 e il 20 aprile. Nei giorni precedenti, fra l’altro, Meloni dovrebbe vedere Recep Tayyip Erdogan, atteso nella Capitale per il vertice intergovernativo Italia-Turchia del 16-17, un incontro che potrebbe essere rilevante anche sul dossier Ucraina.
Intanto il focus in queste ore è sui dazi. La speranza, coltivata a lungo ai piani alti del governo, che gli Usa potessero fare eccezioni si è infranta sulla realtà. Qualche speranza di esenzioni sul vino ancora resiste. «Magari Trump colpisce solo lo champagne...», prova a scherzare un meloniano, mal celando la consapevolezza diffusa nell’esecutivo che le tariffe saranno per tutti e pesanti. Una volta valutato l’effettivo impatto sull'economia, si potrà provare poi a cambiare lo scenario trattando con l’Amministrazione americana, è la convinzione di Meloni, puntando su dialogo e diplomazia.
Non in modo bilaterale, come auspicava la Lega, ma in una cornice europea. In quest’ottica, due elementi vengono letti dai suoi fedelissimi come aperture di credito: il placet della commissione Ue alle modifiche sui Cpr in Albania e, prima ancora, l’intervista di sabato al Corriere della Sera, in cui von der Leyen ha riconosciuto alla premier «un ruolo molto importante a livello europeo», definendo «positivo» il fatto che abbia «un rapporto diretto» con Trump: «Più legami ci sono tra le due sponde dell’Atlantico, meglio è». Le ultime parole della leader tedesca, che ha preannunciato la dura risposta europea, sono invece andate di traverso a Matteo Salvini. «Aprire guerre commerciali con gli Usa - avverte - è una scelta infelice, non fa l’interesse di nessuno».
L’altro vicepremier, Antonio Tajani, chiarisce che «non dobbiamo piegare la testa, ma neanche essere antiamericani». E che «'Italia non può fare da sé, è competenza Ue, i dazi li fa l’Europa».
1 Commento
Augusto Marinelli
01/04/2025 23:54
Il proposito di non partecipare a una guerra commerciale sarebbe lodevole se la guerra commerciale Trump non l'avesse già dichiarata e cominciata. A questo punto si può trattare solo dopo aver dimostrato di possedere una capacità di risposta: altrimenti si fa la parte di quello che prende gli schiaffi.
Antivafia
02/04/2025 15:49
Infatti, Meloni cerca di non essere passiva...
Francesco
02/04/2025 18:31
Non si preoccupi, con Giorgia Meloni non corriamo questo rischio primo perchè risulta simpatica al presidente Usa e poi perchè a differenza di tutti gli altri leader europei ha le idee chiare sul da farsi. Così come si usa dire in marina è una fortuna averla sul ponte di comando.
Politica statunitense
03/04/2025 10:59
Gli USA vivono di guerre e, tra le guerre armate, di guerre commerciali.