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Rotta la tregua in Medio Oriente, raid di Israele su Gaza: 350 morti

Il governo di Netanyahu ha giustificato l'azione citando il rifiuto di Hamas di accettare una proposta statunitense per l’estensione del cessate il fuoco. Opposta la versione dei palestinesi: hanno deciso di sacrificare gli ostaggi

Sale ad almeno 350 vittime il bilancio dell’ondata di attacchi israeliani nella Striscia di Gaza, che ha sancito la rottura della tregua. Una serie di esplosioni ha scosso la Striscia, segnando la ripresa dei bombardamenti da parte dell’esercito di Israele contro obiettivi di Hamas. Si tratta degli attacchi più intensi dall’inizio del cessate il fuoco del 19 gennaio.
Il governo di Benjamin Netanyahu ha giustificato l'azione militare citando il rifiuto di Hamas di accettare una proposta statunitense per l’estensione della tregua. La Casa Bianca è stata avvertita prima degli attacchi.

Con la rottura della tregua è ovviamente incerto il destino degli ostaggi ancora in mano ad Hamas. Israele non mostrerà «alcuna pietà» finché non verranno liberati tutti, ha dichiarato l'ambasciatore israeliano presso le Nazioni Unite, Danny Danon. «È ora che i Paesi del mondo prendano seriamente il nostro impegno incrollabile per riportare tutti i nostri ostaggi a casa e sconfiggere il nemico. Non mostreremo alcuna pietà contro i nostri nemici mentre i nostri ostaggi languono nei tunnel del terrore di Hamas». Opposta la versione dei palestinesi, secondo cui il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha «deciso di sacrificare gli ostaggi».

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