Giovedì 21 Novembre 2024

La vittoria di Trump e il ritorno di Melania, la First Lady riluttante

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

«Ringrazio la mia bella moglie Melania, lavora duramente per aiutare le persone». Sul palco della vittoria in Florida Donald Trump appena eletto per la seconda volta presidente tiene la mano della moglie Melania, per la quale altri quattro anni alla Casa non sono necessariamente un sogno che diventa realtà. First lady riluttante la prima volta fino a scegliere di lasciare Washington, oltre ad optare per il basso profilo soprattutto dopo le grane giudiziarie del marito con ogni dettaglio delle sue relazioni con altre donne - quella con la pornostar Stormy Daniels gli è valsa anche una condanna - diventate di pubblico dominio. La Casa Bianca come una prigione per la ex modella slovena partita da ragazza alla conquista di New York, che in non poche circostanze ha fatto parlare il suo body language per lei e per la natura del rapporto con il marito. Eppure non è detto che Melania non colga l’occasione questa volta di varcare la soglia al 16000 di Pensylvania Avenue con un piglio diverso. Se le scelte di stile dicono qualcosa, quella di Melania per la notte elettorale segna già un punto di partenza, o di ripartenza: a Palm Beach è salita sul palco indossando un tailleur grigio firmato Dior. Molto elegante e dal taglio estremamente raffinato, ma anche in qualche modo «austero», soprattutto nel colore, di sicuro dall’aria molto sobria. In termini sartoriali è un capo «senza tempo»ò: si tratta di un modello della linea Bar, creato da Christian Dior nel 1947 per la prima collezione «New Look». Reinterpretato negli anni dai vari direttori creativi della maison, questa versione è caratterizzata da una giacca con le spalle morbide, vita stretta e baschine arrotondate che enfatizzano i fianchi, abbinata a una gonna che cade sotto il polpaccio. Non c’è rosso fuoco quindi per la sera della vittoria, né scollature, o linee morbide e sensuali in maniera evidente. Anche il make up è deciso ma non appariscente. E poi quelle parole del presidente eletto: «Mia moglie lavora duramente per aiutare le persone». Non è chiaro ancora quanto tempo Melania sceglierà di passare a Washington in questa sua seconda volta da first lady. Ma non è nemmeno escluso che in questa occasione non voglia raccogliere l’eredità che comporta il ruolo, con l’impegno in prima persona in cause e campagne, fino in alcune circostanze (vedi per esempio Hillary Clinton) alla cura di specifici dossier dai risvolti politici. Così se durante la aggressiva campagna elettorale di Trump Melania è rimasta il più possibile lontana dai comizi e dagli slogan incendiari, su un tema ha voluto parlare e ha fatto rumore: i diritti riproduttivi e l’aborto. Forse il tema più delicato per la piattaforma di questo «Trump 2», diviso com’era durante la corsa dalle pressioni dei pro-life (con il loro bagaglio di voti) e la necessità di fronteggiare la sfida a muso duro cui lo costringeva la democratica Kamala Harris. Il risultato è stato per tutto il tempo un messaggio ambiguo e poco convincente. Poi Melania ha parlato: «È fondamentale garantire che le donne abbiano autonomia nel decidere la loro preferenza di avere figli, in base alle proprie convinzioni, libere da qualsiasi intervento o pressione da parte del governo». Alla Casa Bianca intanto sembra certo che non tornerà Barron, il figlio ormai 18enne della coppia. Melania ha twittato una foto del ragazzo che esercita per la prima volta il suo diritto al voto. Era anche per proteggere lui che da First Lady si era allontanata dalla capitale. Barron è cresciuto, frequenta la New York University, e c’è anche chi sottolinea il potenziale valore aggiunto che ha avuto la sua presenza in campagna elettorale - ha debuttato ad un comizio del padre in luglio - e nella «strategia delle podcast» per raggiungere la generazione Z.

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