Non è una doccia fredda perchè molti se lo aspettavano ma certamente non lo auspicavano. La vittoria di Donald Trump alle elezioni americane provoca però inevitabilmente fibrillazione a Bruxelles.
«Sta succedendo di nuovo», ha titolato Politico uno dei suoi playbook che cadenzano le giornate dell’eurobolla. Gli ambasciatori nella mattinata hanno avuto la riunione di preparazione del vertice dei leader Ue che si terrà domani e venerdì (domani a cena si discuterà proprio la relazione con gli Stati Uniti).
«Non c’era un’atmosfera da “hangover”. L’Ue, gli Stati membri erano molto ben preparati. Nessuna sorpresa. La sensazione è ora più che mai che l’Unione sia una rispettabile signora sui 70 anni, e non più la fragile sorellina degli Stati Uniti. È un’adulta, vaccinata e resiliente, prospera e democratica, pronta ad affrontare le sfide del mondo e a difendere i suoi valori, con tutti i suoi partner e alleati. E questo rimane, qualunque possa essere l’esito delle elezioni ovunque», ha raccontato una fonte diplomatica presente all’incontro. Intanto la linea tracciata è quella della collaborazione, basata su quel rapporto secolare che caratterizza le due sponde dell’Atlantico indipendentemente da chi occupa lo Studio Ovale o i palazzi di potere nel Vecchio Continente.
Il primo a farsi avanti con le congratulazioni, ancora prima dell’annuncio ufficiale, è - ovviamente - il premier ungherese, Viktor Orban, grande sponsor del tycoon americano. Per lui oltrechè una scommessa vinta si tratta di una «enorme vittoria davvero necessaria per il mondo». Poi è arrivato il presidente francese, Emmanuel Macron, che tutto sommato aveva coltivato un buon rapporto con Trump nel suo primo mandato. «Pronti a lavorare insieme come abbiamo saputo fare per quattro anni. Con le tue convinzioni e con le mie. Con rispetto e ambizione. Per più pace e prosperità», ha precisato.
Meloni: Italia e Usa Nazioni sorelle
Poi la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, a Bruxelles vista come tra i leader più vicini a Trump ed Elon Musk. «Italia e Stati Uniti sono Nazioni «sorelle», legate da un’alleanza incrollabile, valori comuni e una storica amicizia. È un legame strategico, che sono certa ora rafforzeremo ancora di più. Buon lavoro Presidente», ha affidato la premier a X.
von der Leyen: siamo più che semplici alleati
La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, che si appresta ad aprire il suo secondo mandato quinquennale - a questo punto legato al destino di Trump - ha espresso «vivissime congratulazioni». «L’Unione europea e gli Stati Uniti sono più che semplici alleati. Siamo legati da una vera e propria partnership tra i nostri popoli, che unisce 800 milioni di cittadini. Lavoriamo quindi insieme per un programma transatlantico forte che continui a dare risultati», ha spiegato su X. «Lavoriamo insieme per una partnership transatlantica che continui a fornire risultati ai nostri cittadini. Milioni di posti di lavoro e miliardi di scambi e investimenti su entrambe le sponde dell’Atlantico dipendono dal dinamismo e dalla stabilità delle nostre relazioni economiche», ha evidenziato. E quello citato è uno dei tre fronti su cui si giocherà tutta la partita tra Ue e Usa: commercio, sicurezza (Ucraina e Medio Oriente) e clima. «Apprezzo l’impegno di Trump nei confronti del principio della “pace attraverso la forza” negli affari internazionali. È esattamente il principio che può, in modo pratico, avvicinarci a una pace giusta in Ucraina», ha scritto il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, nel suo messaggio di congratulazioni. Così come ha teso la mano a collaborare con Trump per promuovere la pace il neo segretario generale della Nato, Mark Rutte.
«Attraverso la Nato, gli Stati Uniti hanno 31 amici e alleati che aiutano a promuovere gli interessi americani, a moltiplicare il potere americano e a mantenere gli americani al sicuro», ha detto l’ex premier olandese che probabilmente nei prossimi mesi dovrà fare i conti con le richieste di Trump di fare spendere di più gli alleati europei per la difesa in modo da alleggerire il peso sulle casse americane.
«Siamo convinti che gli Stati Uniti, così come l’Unione europea, abbiano tutto l’interesse in un’Ucraina forte e sovrana. Come continuiamo a dire, la guerra può finire domani, nel caso in cui la Russia ponesse fine alla propria aggressione», ha detto il portavoce della Commissione europea, Eric Mamer, rispondendo alle domande dei giornalisti in merito al rischio che Trump si ritiri dall’impegno a favore di Kiev. Orban ha già detto di avere «grandi piani» con Trump e a Bruxelles si teme che già domani, alla cena informale, il premier magiaro - padrone di casa - forzi la mano con un intervento in videocollegamento di Trump.
Resta aperto il fronte della geurra commerciale
L’altro fronte caldo riguarda il commercio. Il presidente eletto ha promesso in campagna elettorale di imporre dazi (tra il 10 e il 20%) sui prodotti importati, che nell’Ue colpirebbero soprattutto Germania, Italia e Irlanda, i Paesi che hanno esportato di più verso gli Stati Uniti nel 2023. Inoltre Bruxelles e Washington non hanno mai chiuso la disputa commerciale iniziata con Trump, quando nel 2018 introdusse tariffe del 25% sulle importazioni di acciaio e del 10% sull’alluminio.
Bruxelles aveva risposto con un aumento delle tasse sui prodotti americani come il bourbon, il burro e il succo d’arancia. Von der Leyen e Joe Biden hanno concordato di sospendere le tariffe, ma i negoziati condotti finora non hanno messo fine alla disputa.
E rimane irrisolta la guerra commerciale sugli aiuti pubblici a Boeing e Airbus, sospesi fino a luglio 2026, dopo l’accordo raggiunto in sede di Wto. Infine, sul clima l’Ue insiste di essere sulla giusta strada anche da un punto di vista americano. «L’Unione europea e gli Stati Uniti hanno una partnership basata su obiettivi comuni di sicurezza e opportunità per tutti. E l’azione per il clima deve essere vista in questo contesto come una questione di sicurezza e di opportunità sia per l’Europa che per gli Stati Uniti», ha spiegato il portavoce della Commissione per il Clima, Tim McPhie. «Sia l’Europa che l’America hanno sofferto nelle ultime settimane e mesi a causa degli impatti devastanti del cambiamento climatico. Dobbiamo proteggere i nostri cittadini dai rischi climatici, lavorando per ridurli al minimo. La presidente della Commissione ha anche fatto riferimento ai milioni di posti di lavoro e ai miliardi di scambi commerciali e investimenti che dipendono dalla nostra relazione economica e, ancora una volta, la nostra azione per il clima dovrebbe essere vista in questo contesto come un modo per creare posti di lavoro e guidare gli investimenti in modo reciprocamente vantaggioso. Le aziende sia in Europa che in America stanno investendo nell’azione per il clima nelle tecnologie pulite e nel portare i loro benefici ai cittadini e lavoreremo per garantire che ciò continui, sia a livello nazionale, ad esempio, attraverso il prossimo Clean industrial deal, sia a livello internazionale con gli Stati Uniti e con tutti gli altri partner», ha aggiunto.
Le congratulazioni degli altri leader mondiali
Anche i leader di tutto il mondo si sono congratulati con Donald Trump per la sua vittoria. I saluti spaziano da celebrazioni effusive a messaggi formali con espressioni di augurio di collaborazione con la futura amministrazione Trump. Il presidente argentino Javier Milei ha salutato la «formidabile vittoria elettorale» di Trump in un messaggio in inglese in cui gli ha augurato «successo e benedizioni». «Sa di poter contare sull’Argentina per portare a termine il suo compito», ha scritto Milei sul suo account X.
Putin tace: giudicheremo in base alle sue azioni
Il presidente russo Vladimir Putin, che è stato vicino a Trump nella sua prima amministrazione, ha invece evitato di commentare. Il Cremlino ha fatto sapere che Putin non intende congratularsi con Trump e che giudicherà la sua presidenza «in base alle sue azioni».
Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha detto di sperare che sotto Trump «finiscano le crisi e le guerre globali e regionali, in particolare la questione palestinese e la guerra tra Russia e Ucraina».
Uno dei saluti più caldi è arrivato dal primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, che ha affermato che Trump ha realizzato il «più grande ritorno della storia». «Il suo storico ritorno alla Casa Bianca dà all’America un nuovo inizio e un forte impegno per la grande alleanza tra Israele e gli Stati Uniti», ha dichiarato Netanyahu in un comunicato. Gli Stati Uniti hanno sostenuto gli sforzi di mediazione nella guerra tra Israele e il movimento palestinese di Hamas nella Striscia di Gaza, insieme al Qatar e all’Egitto, i cui leader hanno anche salutato la vittoria di Trump.
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