Domenica 22 Dicembre 2024

In Spagna la rabbia degli alluvionati contro il re Felipe: «Assassini». LE FOTO

 
 
 
Un fermo immagine tratto da un video diffuso dalla tv La Sexta mostra il premier Pedro Sanchez mentre viene colpito colpito di striscio alle spalle da quello che sembra un bastone di legno lanciato da qualcuno sul posto
Il re Felipe e il primo ministro Sanchezez, as he arrives to visit the control station for the floods in Valencia, eastern Spain, 03 November 2024. Felipe and Letizia will visit the towns of Paiporta and Chiva, two of the most affected by the flash floods in the province of Valencia, to give their condolences and affection to the victims. EPA/CASA DE S.M. EL REY / JOSE JIMEN HANDOUT IMAGE TO BE USED ONLY IN RELATION TO THE STATED EVENT (MANDATORY CREDIT)HANDOUT EDITORIAL USE ONLY/NO SALES
 
 
Il re Felipee la regina Letizia
 
Il primo ministro Pedro Sanchez
 
 
La polizia disperde la folla che protesta

Covate per 5 giorni nella lotta impari contro il fango, la rabbia e l’indignazione degli alluvionati sono esplose oggi a Paiporta: al grido di «assassini», la gente ha lanciato melma e oggetti contro re Felipe e Letizia, il premier Pedro Sanchez e il governatore della regione di Valencia, Carlos Mazòn, in visita al groud zero dell’immane catastrofe che si è abbattuta martedì sulla periferia sud di Valencia. «Fuera! Fuera!», le urla rivolte al corteo di autorità che ha percorso a piedi la strada d’accesso alla località devastata, dove si contano 72 delle 217 vittime finora recuperate. Liberata solo ieri dai blindati dell’esercito da parte dei cumuli di veicoli, cassonetti e mobili ammassati che sbarrano l’acceso a strade ed edifici dopo lo tsunami causato dalla piena del torrente che taglia in due il comune. E mentre nuovi allarmi meteo per le piogge torrenziali sul litorale sud di Valencia, riprese nel pomeriggio incessanti, minacciano altre letali ondate nere nei municipi in ginocchio e con la popolazione allo stremo. «Mazon dimision!», Mazon dimitteti!, hanno gridato anche al governatore di Valencia, che la gente non perdona per aver ignorato l’allerta meteo per 12 ore lanciando l’allarme sui cellulari solo alle 20.11 di martedì, a tragedia ormai consumata. La tensione, in crescendo da giorni assieme alla stanchezza e alla frustrazione per i ritardi degli aiuti, è stata mitigata solo della mobilitazione di migliaia e migliaia di volontari accorsi da giorni a spalare la melma che ha sommerso il Paese. Ed è esplosa oggi con gli insulti ai monarchi, a Sanchez e allo stesso Mazon, che sono potuti arrivare mentre ai volontari la Regione ha interdetto l’accesso per non intralciare i lavori delle squadre di soccorso. «La gente sta morendo e voi venite adesso!», ha gridato una donna. «Prendete una pala», hanno urlato altri, fra lanci di buste colme di fango, bottiglie di plastica e altro. Le forze dell’ordine hanno improvvisato un cordone di sicurezza per isolare i sovrani, protetti anche da agenti a cavallo, mentre la folla continuava a premere minacciosa. «El presidente del gobierno es un perro», il presidente del governo è un cane, si è sentito urlare ancora, mentre un uomo ha tentato di colpire Sanchez alle spalle con un bastone. È stato allora che le guardie del corpo, delle quali una è risultata ferita alla testa, hanno fatto scattare il protocollo di sicurezza e caricato in tutta fretta il premier sull’auto ufficiale, semidistrutta e con i vetri fracassati a colpi di pale e calci, per evacuarlo. Fra tumulti e spintoni, re Felipe è invece rimasto per dialogare con i presenti. «Nessuno era preparato per una catastrofe come questa», ha detto, mentre il governatore Mazon ha continuato a seguirlo. Il capo dello Stato e la regina Letizia, anche lei colpita al volto da una palla di fango, hanno fatto appello alla calma, cercando parole di conforto. «Siamo rimasti soli, abbiamo perso tutto. Sapevano della piena del fiume e nessuno ha dato l’allarme», ha gridato una donna. Letizia, visibilmente commossa, non ha retto la tensione ed è scoppiata in lacrime. Quando la donna le si è avvicinata dicendo «non è per lei signora», la regina si è sciolta in un abbraccio di solidarietà e sconforto. Poi anche i reali, scortati da polizia e militari, hanno lasciato il posto. La sensazione di abbandono in questi comuni in fila sulla «ribera sud» del Turia è generalizzata, nonostante i 10.000 militari schierati in campo e altrettante forze di sicurezza giunte negli ultimi giorni. E rischia giorno dopo giorno di trasformarsi in rivolta. Tanto che la seconda tappa della visita programmata dalle autorità, a Chiva, un’altra delle località più sferzate dalla tragedia, è stata annullata. E la comitiva si è diretta al centro operativo di Valencia. «Esprimo tutta la solidarietà e riconosco l’angoscia e la sofferenza patite dalle popolazioni», ha detto Sanchez in una dichiarazione ai cronisti, condannando tuttavia «ogni tipo di violenza» e assicurando che «non distoglierà il governo dal principale obiettivo che in questo momento è salvare vite, recuperare i cadaveri e impegnarci nella ricostruzione». Bisogna «comprendere la rabbia e la frustrazione delle persone», gli ha fatto eco Felipe in un video diffuso in serata. Su Paiporta, Chiva, Aldaia, Carcaixent e altri posti intanto è ricominciato incessantemente a piovere. Sindaci e Protezione civile con i megafoni stanno avvisando la popolazione di rifugiarsi nei piani alti degli edifici e di non uscire in strada per nessun motivo, in un incubo che sembra non finire mai.

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