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Raid aerei israeliani a Beirut, colpito un campo profughi

Una serie di raid aerei si sono registrati nel quartiere Dahiyeh di Beirut durante la notte da parte dei caccia israeliani che hanno preso di mira diversi siti di Hezbollah, tra cui stabilimenti di produzione di armi e altre infrastrutture militari, afferma l’IDF in una dichiarazione. «L’organizzazione terroristica Hezbollah costruisce intenzionalmente i suoi siti di produzione di armi e militari sotto il cuore di Beirut e li inserisce nei centri abitati della città», afferma l’esercito israeliano aggiungendo che l’IDF continua a operare «per garantire il ripristino della sicurezza dello Stato di Israele e dei suoi cittadini». Ciò avviene dopo che l’esercito israeliano ha lanciato raid limitati nel Libano meridionale nella tarda serata di ieri contro le forze di Hezbollah e le infrastrutture posizionate lungo il confine settentrionale di Israele, ore dopo che si diceva che il gabinetto di sicurezza avesse approvato i piani per la nuova fase della guerra contro il gruppo terroristico libanese, in una mossa per la quale gli Stati Uniti sembravano esprimere il loro sostegno.

Nelle prime ore di questa mattina, l’IDF ha affermato che un’incursione «mirata e limitata» era iniziata diverse ore prima, concentrata su obiettivi e infrastrutture di Hezbollah in diversi villaggi libanesi lungo il confine che rappresentavano una minaccia immediata per le città israeliane dall’altra parte della Linea Blu. Le truppe di terra che operavano nel Libano meridionale erano assistite da forze aeree e di artiglieria, ha affermato l’esercito, aggiungendo che l’operazione si basava su piani elaborati dallo Stato maggiore e dal Comando settentrionale dell’IDF.

Alle porte di Sidone, obiettivo dell’attacco israeliano sul campo profughi era Mounir Maqdah, comandante della branca libanese dell’ala militare del movimento palestinese Fatah, le Brigate dei Martiri di Al-Aqsa. Secondo funzionari della sicurezza palestinesi citati dal Times of Israel e da Afp, l’edificio colpito nel campo profughi di Ain El-Hilweh, vicino alla città meridionale di Sidone, era la casa del figlio di Mounir Maqdah». Non era chiaro se Maqdah fosse nella proprietà nè se sia stato ucciso.

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