Lunedì 16 Settembre 2024

Usa, pressing dem e sondaggi horror dietro il ritiro di Biden

Tre settimane di pressing sfrenato. Prima usando la moral suasion dietro le quinte, poi allo scoperto di fronte alla sua determinazione ad andare avanti a tutti i costi. I leader del partito democratico e i donatori sono riusciti alla fine a mettere Joe Biden all’angolo, spingendolo a ritirarsi dopo il disastroso dibattito contro Donald Trump. Dal 27 giugno del faccia a faccia con il rivale, il presidente si è battuto come un leone per rilanciare la sua immagine agli occhi degli americani e del partito. I suoi sforzi - fra interviste e contatti ravvicinati con il pubblico - non hanno però sortito l’effetto sperato: le richieste per il ritiro non sono rallentate, anzi sono aumentate. E se Biden è stato in grado di reggere al pressing di alcuni deputati, nulla ha potuto contro Nancy Pelosi, Barack Obama, Chuck Schumer e Hakeem Heffries. Loro, i pesi massimi del partito, preoccupati da sondaggi sempre più catastrofici che assegnano a Trump praticamente tutti gli Stati chiave in vista di novembre, hanno segnato il destino di Biden, riaccendendo in lui quel rancore che si portava dietro dal 2016, quando lo convinsero a non correre preferendogli Hillary Clinton. Pubblicamente non si sono mai schierati contro il presidente: hanno mantenuto il silenzio, come quello assordante di Obama, o hanno mandato avanti altri. La loro campagna coordinata - solo i Clinton erano con Biden - ha però ottenuto l’effetto desiderato, complice anche lo zampino dei donatori che hanno chiuso i rubinetti facendo mancare alla campagna del presidente la linfa per proseguire. I ripetuti contatti fra Pelosi e Obama, trapelati con indiscrezioni, sono stati per Biden un chiaro segnale della morsa che si stava stringendo su di lui, istigata - secondo la sua campagna - dall’ex speaker della Camera e con il suo ex capo come burattinaio. La prima defezione pubblica per Biden è arrivata il 2 luglio, cinque giorni dopo il dibattitto, quando il deputato democratico Lloyd Doggett ne chiese il ritiro. Il giorno successivo i primi donatori sono usciti allo scoperto, con il co-fondatore di Netflix William Reed Hasting. Il 5 luglio Biden si è lasciato intervistare dall’anchor di Abc Gorge Stephanopoulos, ex dell’amministrazione Clinton. La sua performance debole non è riuscita a rassicurare e la fuga dei deputati è continuata. Il 10 luglio George Clooney, uno dei maggiori donatori democratici e amico di Obama, gli ha chiesto di lasciare e anche un primo senatore, Peter Welch, è uscito allo scoperto. L’11 luglio, a conclusione del vertice Nato, Biden ha confuso il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky con Vladimir Putin: ha cercato di recuperare subito ma la gaffe non è sfuggita a nessuno e ha alimentato le critiche nei suoi confronti. Il tentato assassinio di Donald Trump sembrava aver calmato le polemiche, o almeno distratto l’attenzione. Negli ultimi giorni però la pressione è tornata a salire e Biden alla fine ha ceduto.

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