Joe Biden sarà ricordato «come il peggior presidente nella storia del nostro Paese» e la sua vice Kamala Harris «sarà ancora più facile da battere».
Pochi minuti dopo l’annuncio del ritiro del suo rivale nella corsa alla Casa Bianca, Donald Trump affida la sua prima reazione ad una telefonata alla Cnn, la tv americana a lui più ostile. Poi marca il punto anche sul suo social Truth, sostenendo che tutti sapevano sin dall’inizio dell’inadeguatezza del leader dem a guidare il Paese: «Il disonesto Joe Biden non era idoneo a candidarsi alla presidenza, e certamente non è idoneo a servire - e non lo è mai stato! Ha raggiunto la posizione di presidente solo grazie a bugie, notizie false e senza lasciare il suo seminterrato. Tutti coloro che lo circondavano, compreso il suo medico e i media, sapevano che non era in grado di essere presidente, e non lo era».
Un j’accuse contro l’entourage, la stampa e il medico personale del commander in chief. Quindi un attacco su uno dei suoi cavalli di battaglia, l’invasione dei migranti alla frontiera col Messico: «E ora, guarda cosa ha fatto al nostro Paese, con milioni di persone che attraversano il nostro confine, totalmente incontrollate, molte provenienti da carceri, istituti psichiatrici e un numero record di terroristi. Soffriremo molto a causa della sua presidenza, ma rimedieremo molto rapidamente ai danni che ha causato. Facciamo l’America di nuovo grande».
Il tycoon ne ha approfittato anche per incrementare la raccolta fondi tra i suoi fan, con una email della sua campagna in cui chiede a «milioni di patrioti pro-Trump di contribuire» con donazioni alla sua corsa.
«Oggi facciamo la storia», si legge nel messaggio. Il presidente in carica «ha lasciato la corsa in completa disgrazia. L’establishment di Washington, i media che odiano l’America e il corrotto deep State hanno fatto tutto il possibile per proteggere Biden, ma il vostro sostegno lo ha semplicemente messo fuori gara! Adesso avanti a tutta velocità!».
Trump era in vantaggio sui Biden non solo nei sondaggi, compresi gli Stati in bilico (7% in Michigan dove ha tenuto l’ultimo comizio), ma anche nei fondi elettorali, avendo raccolto 431,2 milioni di dollari fra aprile e giugno, 98,9 milioni in più dei gruppi pro-Biden fermi a 332,4 milioni.
Ma ora deve rivedere la sua strategia, non dovendo affrontare più l’avversario che riteneva più debole ma con ogni probabilità Kamala Harris.
È vero che la vicepresidente non è mai uscita dall’ombra di Biden e non ha mai bucato lo schermo, ma di recente ha recuperato terreno e immagine su alcuni temi, come quello chiave dell’aborto. E con i suoi 59 anni e la sua fermezza dietro un sorriso abbagliante - anche se volte eccessivo - potrebbe far apparire The Donald vecchio e iroso.
Altro fattore chiave sarà chi sceglierà come numero due, da contrapporre al 39enne senatore dell’Ohio JD Vance: pare una scelta obbligata un uomo «giovane» e bianco di uno Stato del decisivo Midwest, come i governatori della Pennsylvania John Shapiro (51 anni), dell’Illinois J.B. Pritzker (59), e del Kentucky Andy Beshear (46).
Trump cercherà di cavalcare l’accusa del «golpe» nel partito democratico, con gli elettori scippati del loro voto nelle primarie.
E l’idea che Biden dovrebbe dimettersi anche da presidente, come insistono lo speaker della Camera Mike Johnson e lo stesso Vance. Ma nel frattempo ha già pronti i dossier per il killeraggio politico di Kamala o delle sue alternative.
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