Nel suo amato Delaware un Joe Biden sempre più isolato riflette sul suo futuro politico. In quarantena a causa del Covid e sempre più inviso a buona parte del suo partito che ne vuole il ritiro, il presidente contro tutto e tutti ribadisce la sua volontà di continuare a correre e assicura che la settimana prossima tornerà in campagna elettorale. Almeno pubblicamente.
Lontano dai riflettori e sotto un pressing divenuto quasi insostenibile, Biden starebbe infatti lentamente metabolizzando l’idea di abbandonare la corsa e - secondo indiscrezioni - starebbe lavorando insieme alla famiglia a una exit strategy. A consigliare l’ottantunenne commander-in-chief sono la first lady Jill, il figlio Hunter e la sorella Valerie Owens, oltre a una ristrettissima cerchia di consiglieri di vecchia data. Il piano allo studio punterebbe a lasciare il partito in una posizione di forza per battere Donald Trump ma, allo stesso tempo, dovrebbe consentire a Biden di salvare l’onore dopo 50 anni di carriera. Dopo l’eventuale ritiro della candidatura, il presidente sarebbe infatti costretto a rispondere a molte altre domande, prima fra tutte come ci si può ritirare dalla corsa, restando al contempo alla Casa Bianca: un quesito che i repubblicani insinuano da giorni, mostrando di essere pronti a dare filo da torcere al presidente nella sua ora più buia.
Nel caso in cui alla fine Biden si decidesse a mollare, per il Partito democratico si profilerebbero due scenari. Il primo è la soluzione meno turbolenta, ovvero il passaggio del testimone alla vice Kamala Harris. Il secondo invece è la prospettiva di una convention aperta, dove - oltre alla vicepresidente, che nel frattempo si è concessa un diversivo, accompagnando due nipoti all'inaugurazione della gelateria di Tyra Banks a Wasghinton (nella foto) - si sfiderebbero vari candidati chiamati a contendersi la maggioranza dei voti dei delegati di Biden. Se nessuno passasse al primo turno, entrerebbero in gioco i 700 super delegati, ossia i dirigenti e gli eletti del partito.
Un’ipotesi questa definita «una follia» dalla deputata star dei democratici Alexandria Ocasio-Cortez, che ha messo in guardia il partito in una lunga diretta video sui «pericoli enormi» di un ritiro di Biden. La pasionaria democratica non si è però sbilanciata su un suo eventuale sostegno ad Harris, i cui alleati sono già all’opera dietro le quinte con una sorta di campagna ombra per farle ottenere tutto il sostegno necessario. Se Harris fosse la prescelta, si aprirebbe la corsa al nuovo vice. Secondo indiscrezioni, è probabile che scelga un governatore del Midwest e fra i candidati ci sarebbero J. B. Pritzker dell’Illinois, Josh Shapiro della Pennsylvania e Tony Evers del Wisconsin.
Scenari questi che per ora restano solo speculazioni. Nonostante i sondaggi lo indichino in caduta libera con la possibilità di una sconfitta a valanga e le defezioni fra i democratici siano in costante aumento (già almeno 30 in Congresso), Biden e la sua campagna tirano dritto. «Il presidente resta in corsa ed è più determinato che mai a battere Trump», ha assicurato il suo staff. «Non vedo l’ora di tornare a fare campagna la prossima settimana», ha rincarato la dose Biden in una nota, attaccando Trump per la sua «visione cupa» del futuro. Al voto «la posta in gioco è alta, la scelta è chiara. Insieme vinceremo», ha ribadito il presidente quasi dimenticando gli ultimi giorni di fuoco e i tentativi andati a vuoto di rilanciare la sua campagna.
Il tentato attentato a Trump sembrava avere calmato le acque o almeno distratto l’attenzione, ma negli ultimi giorni la pressione su Biden è tornata a salire e il Covid non ha fatto altro che confermare la sua immagine di presidente debole contro un rivale che invece dalla decisione della Corte Suprema sull’immunità non ha fatto altro che incassare una vittoria dopo l’altra e rafforzarsi.
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