Il Dicastero per la Dottrina della Fede ha convocato monsignor Carlo Maria Viganò affinché «possa prendere nota delle accuse e delle prove circa il delitto di scisma di cui è accusato». Si tratta di un processo penale extragiudiziale. E’ una delle accuse più pesanti nella Chiesa cattolica, una pronuncia estrema che si è verificata raramente nella storia, da Martin Lutero ai Lefebvriani.
L’ex Nunzio in Usa, che più volte ha criticato aspramente Papa Francesco, arrivando a chiederne le dimissioni, commenta: «Considero le accuse contro di me un onore». «Nessun cattolico degno di questo nome può essere in comunione con questa chiesa bergogliana perché essa agisce in evidente discontinuità e rottura con tutti i Papi della storia e con la Chiesa di Cristo», sottolinea Viganò che invita a pregare per «coloro che sono perseguitati a causa della loro fede».
La decisione di avviare un processo penale extragiudiziale nei confronti di Viganò è stata presa dall’ex Sant’Uffizio lo scorso 10 maggio. L’ex Nunzio è stato convocato per oggi pomeriggio. A Viganò vengono contestate le «affermazioni pubbliche dalle quali risulta una negazione degli elementi necessari per mantenere una comunione con la Chiesa cattolica: negazione della legittimità di Papa Francesco, rottura della comunione con Lui e rifiuto del Concilio Vaticano II», è quanto sostiene il Dicastero della Dottrina della Fede guidato dal cardinale argentino Victor Manuel Fernandez. Ora Viganò dovrà decidere se e come difendersi. Ma l’ex diplomatico vaticano sembra confermare oggi, in una lunga nota, tutta la sua posizione di contrarietà al pontificato di Papa Francesco.
E’ dispiaciuto ma anche deciso il cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin: «Monsignor Viganò ha assunto alcuni atteggiamenti ai quali deve rispondere. E’ normale che la Dottrina della Fede abbia preso in mano la situazione e stia svolgendo quelle indagini che sono necessarie per approfondire questa situazione stessa. Ha dato a lui la possibilità anche di difendersi». Viganò è stato in Vaticano un diplomatico di lungo corso e ha retto una delle ‘ambasciatè della Santa Sede più prestigiose, quella negli Stati Uniti. «Mi dispiace tantissimo, io l’ho sempre apprezzato come un grande lavoratore, molto fedele alla Santa Sede, in un certo senso anche di esempio, quando è stato Nunzio apostolico ha lavorato estremamente bene, cosa sia successo non lo so», commenta ancora Parolin.
Sono anni che Viganò attacca Papa Francesco. Di ritorno dal viaggio in Irlanda, ad agosto 2018, parlando della lettera di Viganò che lo accusava sulla questione degli abusi, il Pontefice disse ai giornalisti: «Leggete voi attentamente quel comunicato e fate voi il vostro giudizio. Io non dirò una parola su questo: il comunicato parla da sé». L’ultima uscita di Vigano è stata lo scorso dicembre per il documento Fiducia Supplicans riguardante la benedizione delle coppie gay e non aveva usato mezzi termini parlando di «falsi pastori, servi di Satana ad iniziare dall’usurpatore che siede sul soglio di Pietro». L’ex Nunzio era salito anche all’onore delle cronache per le sue posizioni no-vax e per questo ha avuto anche la parola nelle manifestazioni organizzate in Italia da coloro che erano nemici dei vaccini per fermare il Covid. Negli ultimi anni è intervenuto con videocomunicati anche sulla politica italiana. Dopo la vittoria di Giorgia Meloni commentò: «Possiamo ragionevolmente pensare che la prossima Presidente del Consiglio vorrà rivedere le proprie posizioni filoatlantiste e europeiste, tornando ad assumere quel ruolo di vera alternativa di Destra all’egemonia dell’ordoliberismo e della sinistra».
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