La stanchezza negli occhi, ma il sorriso sulle labbra. I quattro ostaggi israeliani liberati con un blitz dell’esercito nel centro della Striscia di Gaza, sbarcati dall’elicottero militare e scortati in ospedale a Tel Aviv, hanno riabbracciato le loro famiglie dopo 246 giorni nelle mani di Hamas. I medici li hanno trovati provati, ma in generali buone condizioni di salute.
A bordo di un pulmino, Noa Argamani, 26 anni compiuti sotto sequestro, guarda il padre negli occhi prima di abbandonarsi sulla sua spalla sicura, poi le foto di rito che li ritraggono entrambi sorridenti. La giovane ha ricevuto per prima la telefonata di Benyamin Netanyahu e del presidente Isaac Herzog.
«Neppure per un minuto abbiamo smesso di pensare a te e non ci siamo mai arresi», le ha detto il premier. Sarebbe stato impossibile, del resto, dimenticare l’urlo disperato di Noa, «non uccidetemi!», mentre i terroristi la portavano via dal Nova Festival a bordo di una moto: il video del suo rapimento diventò uno dei simboli dell’orrore del 7 ottobre. Il suo fidanzato Avinatan Or, anche lui rapito, è ancora prigioniero di Hamas. A Netanyahu, la giovane di origine cinese, studentessa all’università Ben Gurion del Negev, ha confidato nell’immediato: «Sono molto emozionata, non parlo ebraico da così tanto tempo...». Sua madre Liora, gravemente malata di cancro, aveva lanciato un disperato appello, anche al presidente americano Joe Biden, per poterla riabbracciare prima di morire.
Tutti e quattro erano alla festa della musica di Reim: Andrey Kozlov, cittadino russo di 27 anni, immigrato in Israele da appena un anno e mezzo senza la sua famiglia, lavorava alla security del rave. Il consolato israeliano a San Pietroburgo si è subito messo in contatto con i suoi genitori per assisterli nel viaggio verso Tel Aviv, dove arriveranno domani mattina.
Il più giovane tra gli ostaggi liberati è Almog Meir Jan, ventiduenne di Or Yehuda. Doveva cominciare a lavorare in un’importante società di high-tech proprio l’8 ottobre, il giorno dopo il massacro. Chi lo conosce lo descrive come un ragazzo «sempre gentile e disponibile con tutti».
Il più anziano è invece Shlomi Ziv, 41 anni, che come Andrey lavorava alla sicurezza del Nova Festival. Nelle prime parole alla moglie Miren, ha chiesto di vedere Yanai e Aviv Eliyahu, due fratelli che erano con lui al rave: il primo è sopravvissuto, il secondo è stato ucciso dai terroristi. «Ne parliamo dopo», le ha risposto la moglie. Ora è il momento della gioia.
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