C’è la condanna «inequivocabile» all’offensiva iraniana, ma anche un «invito» che si estende tutte le parti coinvolte nell’incendio mediorientale, Israele inclusa, «ad astenersi da azioni volte ad acuire la tensione nella Regione». Il G7 si riunisce d’urgenza, sollecitato dagli Stati Uniti e convocato dalla presidente di turno Giorgia Meloni, e dopo poco meno di un’ora di confronto produce una dichiarazione in cui si ribadisce il «pieno sostegno alla sicurezza» a Tel Aviv e si lancia un appello «per porre fine alla crisi a Gaza attraverso la cessazione delle ostilità e il rilascio degli ostaggi da parte di Hamas». Sono formule diplomatiche all’insegna dell’equilibrio che però esplicitano tutte le urgenze geopolitiche dell’area, dove la tensione è salita ulteriormente di livello dopo l’offensiva del regime degli ayatollah. Per questo nella notte italiana Joe Biden, dopo la telefonata con Benjamin Netanyahu, anticipa la notizia della riunione del G7 per «coordinare una risposta diplomatica unitaria». Nel giro di poche ore arriva la convocazione di Meloni, che intanto esprime «condanna» per gli attacchi iraniani e «forte preoccupazione per una destabilizzazione ulteriore della regione». La presidente del Consiglio riceve anche la telefonata di Elly Schlein, che condivide questi concetti e le offre la «collaborazione» del Pd nell’interesse dell’Italia». De-escalation resta la parola chiave per la premier, che in quest’ottica auspica non ci siano reazioni. Posizioni con cui da Palazzo Chigi guida il secondo vertice, dopo quello nell’anniversario della guerra in Ucraina il 24 febbraio, quando Emmanuel Macron diede forfait. Questa volta i leader ci sono tutti, inclusi quelli Ue (Ursula von der Leyen e Charles Michel) e il cancelliere tedesco Olaf Scholz, collegato dalla Cina dove è appena arrivato per una visita di tre giorni. Gli intenti diplomatici sono allineati, anche se Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna hanno avuto anche un ruolo operativo al fianco di Israele per «sconfiggere» la pioggia di «centinaia di droni e missili» scatenata da Teheran, come ricorda anche la dichiarazione congiunta finale. Con questa mossa, un «attacco diretto e senza precedenti», l’Iran ha compiuto «ulteriori passi verso la destabilizzazione della regione e rischia di provocare un’escalation regionale incontrollabile», affermano i 7 Grandi, e «questo deve essere evitato». Un messaggio accompagnato da un avvertimento: se Teheran e i suoi alleati non si fermeranno, «siamo pronti ad adottare ulteriori misure ora e in risposta a ulteriori iniziative destabilizzanti». Mentre la moral suasion di Biden sembra aver frenato la reazione meditata da Netanyahu, a Israele arriva anche l’esortazione a mettere fine alle ostilità a Gaza, accompagnata da quella ad Hamas affinché liberi gli ostaggi. È ancora presto per capire se al summit G7 di giugno in Puglia si arriverà a una dichiarazione sul Medio Oriente, obiettivo che Meloni ha dichiarato poco più di un mese fa a Biden e Justin Trudeau nella sua doppia missione oltreoceano. Nel frattempo si lavora anche cercando la sponda dei Paesi moderati dell’area. «In Arabia Saudita si gioca la partita chiave della pace attraverso la leadership di Mohammed bin Salman», sottolinea Matteo Renzi, critico con l’Europa (“Non tocca palla”) e con il governo: «Mentre il ministro degli Esteri Tajani faceva un’intervista per dire che l’Italia coinvolgerà i Paesi del G7, francesi, inglesi e americani aiutavano Israele con i propri mezzi militari ad abbattere i droni». Riccardo Magi e Benedetto Della Vedova, di +Europa, chiedono a Meloni, Tajani e al ministro della Difesa Guido Crosetto di riferire in Parlamento. Da Forza Italia invece è arrivato l’input per una riunione delle commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato «per valutare la situazione e le iniziative che l’Italia intende assumere nell’ambito del G7 e della comunità internazionale a tutela dello Stato di Israele».