L’esercito ucraino si è ritirato dalla città di Avdiïvka, sotto assedio da settimane da parte delle forze armate russe. Lo ha annunciato il generale Oleksandr Tarnavsky, comandante dei militari di Kiev in questa zona del Donbass, a pochi chilometri da Donetsk.
«In conformità con l’ordine ricevuto, ci siamo ritirati da Avdiïvka nelle posizioni preparate in anticipo», ha scritto su Telegram, aggiungendo: «Nella situazione in cui il nemico avanza camminando sui cadaveri dei suoi stessi soldati e dispone di dieci volte più proiettili questa è l’unica decisione giusta». Oleksandr Syrskyy, comandante delle forze armate ucraine, aveva preannunciato la decisione su Facebook: «Sulla base della situazione operativa che si è sviluppata attorno ad Avdiïvka, al fine di evitare l’accerchiamento e per preservare la vita e la salute del personale militare, ho deciso di ritirare le nostre unità dalla città e passare alla difesa su linee più vantaggiose. I nostri soldati hanno svolto il loro dovere militare con dignità, hanno fatto tutto il possibile per distruggere le migliori unità militari russe e infliggere perdite significative al nemico».
Per Mosca si tratta di un’importante vittoria militare, soprattutto dal punto di vista simbolico, dopo le difficoltà incontrate negli ultimi mesi a scardinare le difese ucraine. La città di Avdiïvka, che prima dell’invasione russa aveva circa 34.000 abitanti (ora ne sono rimasti meno di mille, soprattutto anziani), è un cumulo di macerie dopo settimane di pesanti scambi di artiglieria. L’offensiva si è intensificata nell’ottobre scorso quando l’esercito russo ha moltiplicato le ondate d’assalto per conquistare l’obiettivo. Un attacco che è costato la vita a centinaia di soldati, un assedio che ricorda quello di Bakhmout, conquistata dopo 10 mesi di feroci combattimenti.
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