Mercoledì 18 Dicembre 2024

Alabama, giustiziato con l'azoto. L'Onu: «Passo indietro per l’umanità»

Per la prima volta nella Storia, l’Alabama ha giustiziato un detenuto utilizzando il gas azoto, una procedura non testata che le associazioni a tutela dei diritti umani e anche l’Onu ritengono possa equivalere a una tortura vera e propria. Kenneth Eugene Smith, condannato a morte in via definitiva nel 1996 per l’omicidio su commissione di una donna, è stato dichiarato morto alle 20:25 ora locale (nella notte italiana), 29 minuti dopo l’inizio dell’esecuzione; dopo aver inalato gas azoto attraverso una maschera di tipo industriale calata sulla testa ed essere rimasto senza ossigeno, è morto per ipossia. Le sue ultime parole, già con la maschera addosso, sono state: «Stasera l’Alabama fa fare un passo indietro all’umanità. Grazie per avermi sostenuto. Vi amo tutti». Impressionante il racconto dei giornalisti, testimoni oculari dell’esecuzione: dopo che il gas ha cominciato a fuoriuscire, Smith si è dimenato per un paio di minuti e poi è stato visto respirare affannosamente per molti altri minuti. «Smith si dimenava e contorceva sulla barella. Ha fatto respiri profondi, il corpo tremava violentemente con gli occhi che roteavano dietro la testa», ha raccontato Marty Roney, del Montgomery Advertiser. «Ha stretto i pugni, le gambe tremavano, sembrava boccheggiare. La barella ha tremato più volte». Il reverendo Jeff Hood, consigliere spirituale di Smith, che è stato al suo fianco durante l’esecuzione, ha raccontato che i funzionari della prigione nella stanza «erano visibilmente sorpresi di quanto fosse andata male la cosa». Ma il direttore del Dipartimento penitenziario dell’Alabama, John Hamm, nella successiva conferenza stampa ha sostenuto che il tremore era «involontario» e niente di straordinario; secondo Hamm, il detenuto «ha trattenuto il respiro il più a lungo possibile». Il gas di azoto è fluito per circa 15 minuti, la procedura è durata 22 minuti in tutto. Pochi minuti prima dell’esecuzione, la Corte Suprema degli Stati Uniti aveva respinto l’ultimo appello che la difesa del detenuto aveva presentato proprio ieri: 6 voti favorevoli e 3 contrari. Molto duro il giudizio di uno dei giudici, la progressista Sonia Sotomayor, una dei tre che hanno votato per fermare l’esecuzione: «Non essendo riuscita a uccidere Smith al primo tentativo, l’Alabama lo ha scelto come ‘cavià per testare un metodo di esecuzione mai usato prima».

Era nel braccio della morte per aver ucciso una donna

Smith era nel braccio della morte per aver ucciso una donna, Elizabeth Sennett, nel 1988, su richiesta di suo marito, Charles Sennett, che voleva riscuotere il risarcimento: lui e il suo complice, John Forrest Parker, ricevettero mille dollari ciascuno. Sennett, un pastore infedele e fortemente indebitato che avrebbe voluto far passare l’assassinio come un furto con scasso andato male, si suicidò una settimana dopo l’omicidio, quando si rese conto che le autorità lo consideravano un sospetto; l’altro sicario fu condannato a morte e giustiziato nel 2010 mediante iniezione letale. Smith in realtà doveva essere già morto da più di un anno, quando era arrivato a un passo dalla morte: era stato sottoposto a iniezione letale il 17 novembre del 2022 ma era sopravvissuto, in mezzo a dolori atroci, perchè gli addetti all’esecuzione non erano riusciti a trovare la vena giusta per portare a termine il compito. Da allora Smith ha mostrato segni legati al trauma per l’esperienza vissuta: insonnia, angoscia e depressione. Tra l’altro, i suoi avvocati avevano sostenuto che, proprio per essere passato attraverso quel calvario, adesso era doppiamente crudele infliggergliene un altro. L’Ufficio dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani, Amnesty International, Human Rights Watch e la stessa Comunità di San Egidio avevano chiesto nei giorni scorsi agli Stati Uniti di non consentire l’esecuzione. Anche l’Unione Europea ha deplorato l’esecuzione come «particolarmente crudele» e ha ribadito la sua opposizione alla pena di morte «in ogni circostanza». Anche organizzazioni di attivisti per i diritti civili avevano chiesto di fermare la seconda esecuzione, definita brutale, al limite della tortura, al punto che non viene adottata neanche dai veterinari per l’eutanasia degli animali, ma tutti i ricorsi sono stati respinti. Così è arrivato il conto alla rovescia finale. Mercoledì e giovedì Smith ha ricevuto nove visite e parlato al telefono con la moglie in entrambi i giorni. Mercoledì ha rifiutato la colazione e non ha mangiato a pranzo, limitandosi a consumare parzialmente la cena. Giovedì ha accettato la colazione e l’ultimo pasto, a base di bistecca, patatine fritte e uova. Poi l’esecuzione, con un metodo nuovo, quarantadue anni dopo l’introduzione dell’iniezione letale. Lo Stato dell’Alabama ha definito l’uso di azoto puro «il metodo meno doloroso e più umano», e aggiunto che Smith avrebbe probabilmente perso i sensi nel giro di un minuto o due, per morire subito. L’Alabama ha scelto di tentare l’asfissia con gas (l’ipossia da azoto) per il fatto che gli Stati fanno ormai fatica a eseguire le condanne a morte con i farmaci letali perchè le aziende farmaceutiche si rifiutano di consentirne l’utilizzo a questo scopo. Altri Stati attendevano molto questa esecuzione, per introdurre lo stesso metodo.

La pena di morte è stata abolita in 23 Stati americani

La pena di morte è stata abolita in 23 Stati americani. Altri sei (Arizona, California, Ohio, Oregon, Pennsylvania e Tennessee) osservano una moratoria. Per giorni comunque tutti gli occhi sono stati puntati sull’Alabama e sul suo nuovo metodo di esecuzione. Oklahoma e Mississippi, infatti, hanno già approvato il metodo, ma non hanno ancora sviluppato un protocollo per utilizzarlo nè costruito le strutture.

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