Lunedì 23 Dicembre 2024

I tre ostaggi uccisi da Israele issavano bandiera bianca

II tre ostaggi, uccisi per errore dall’esercito israeliano a Gaza, avevano innalzato un bastone con un pezzo di stoffa bianca, un modo rudimentale per indicare la bandiera bianca. L’Idf ha aperto un’indagine ma i dettagli della morte hanno reso ancora più dolorosa una vicenda che ha scosso e rattristato nel profondo Israele. Una tragedia che sta premendo ancora di più sul governo di Benyamin Netanyahu, criticato anche per non aver annunciato lui l’uccisione dei 3 rapiti, affinché riapra i negoziati per un nuovo scambio di ostaggi. Per le famiglie degli ostaggi il tempo è scaduto: “Stiamo solo recuperando cadaveri. Vogliamo che accanto i combattimenti riavviate i negoziati», chiedono nel raduno di oggi dove mostrano simbolicamente una clessidra. In serata il premier ha affermato in tv che «la guerra andrà avanti fino alla distruzione di Hamas», anche se la morte dei 3 ostaggi ha «spezzato il mio cuore e quello della nazione». Netanyahu ha quindi ribadito che dopo la guerra Gaza sarà smilitarizzata e messa sotto il controllo di sicurezza israeliano. E che lui non permetterà che l’Anp la governi. Ogni giorno che passa porta dunque nuovo dolore ai parenti dei rapiti: oggi è stata comunicata la morte di un altro ostaggio israeliano in cattività a Gaza: Inbar Haiman, di 27 anni, rapita alla festa musicale di Reim lo scorso 7 ottobre. Per dare un segnale interno, il capo del Mossad David Barnea è volato ad Oslo dove ha incontrato il premier del Qatar Mohammed bin Abdulrahman Al Thani. In ballo il riavvio dei negoziati indiretti tra Israele e Hamas - con l’apporto anche di Egitto e degli Usa - per uno scambio dei circa 130 ostaggi rimasti nella Striscia con detenuti palestinesi nelle carceri israeliani. Uno scambio che sarebbe tecnicamente impossibile senza, come ricordano gli analisti, una concomitante tregua delle armi. In base all’esito dell’incontro sarà il Gabinetto di guerra a decidere come e se proseguire nei colloqui. Barnea, a quanto si sa, ha già visto in una riunione il ministro della difesa Yoav Gallant, il direttore dello Shin Bet (Sicurezza interna) Ronen Bar e il capo di stato maggiore Herzi Halevi. Nessuna indecisione, invece, da parte delle famiglie degli ostaggi che ieri sera sono scesi in piazza a Tel Aviv e che hanno replicato questa sera davanti al Ministero della difesa, con migliaia di altre persone. «Centoventinove bare - hanno detto criticando di nuovo il Gabinetto di guerra per non averli ricevuti - non rappresentano una vittoria. La tragica morte degli ostaggi a Gaza richiede una azione immediata: fare qualsiasi cosa per rilasciare tutti i restanti ostaggi vivi». In questo scenario di dolore, si insinua Hamas. Abu Obaida, portavoce delle Brigate al Qassam, ha rilanciato sostenendo che “l’esercito sionista conosce molto bene le nostre condizioni per liberarli, poiché nessuno di loro sarà rilasciato finché non saranno soddisfatte le nostre condizioni». Nella ricostruzione della dinamica che ha portato all’uccisione di Yotam Haim, Alon Shamriz e Samer Fuad El-Talalka, si è saputo che uno dei soldati, schierato su un palazzo di fronte a quello dove è avvenuto il fatto, «si è sentito minacciato» nonostante gli ostaggi sventolassero un drappo bianco ed ha sparato verso il gruppo. «Due ostaggi sono stati colpiti e sono caduti a terra, mentre il terzo - ha aggiunto - è riuscito a scappare in un edificio vicino». Mentre i soldati si avvicinavano all’edificio, «hanno cominciato a sentire grida in ebraico che chiedevano il loro aiuto». I soldati hanno pensato che «fosse un membro di Hamas che cercava di attirarli (in trappola, ndr), sono entrati nell’edificio e l’hanno ucciso l’ostaggio». Il capo di stato maggiore dell’Idf Herzl Halevi ha ammesso che non sono «state seguite le regole di ingaggio» da parte dei soldati: «E’ vietato sparare a coloro che alzano una bandiera bianca e chiedono di arrendersi», ha chiarito. Non accennano intanto a diminuire gli attacchi israeliani a Gaza. Sul campo l’esercito israeliano continua a premere nel sud e nel nord della Striscia e l’agenzia palestinese Wafa ha denunciato un attacco aereo dove sono state «uccise almeno 14 persone, mentre «altre decine di persone, tra cui bambini e donne sono state uccise e ferite a Jabalya». Resta alta anche la tensione al nord di Israele al confine con il Libano, da dove continuano ad arrivare razzi che hanno ucciso un riservista e innescato la risposta armata dello stato ebraico. In Cisgiordania, sono stati 2 i palestinesi uccisi da Israele. Gli attacchi dei ribelli Houthi, sostenuti dall’Iran nello Yemen, alle navi nel Mar Rosso rischia di cambiare di cambiare le vie del commercio internazionale: la società francese Cma Cgm e il più grande gruppo marittimo del mondo, la MSC, hanno annunciato che smetterà di utilizzare il Canale di Suez, dopo un attacco a una delle sue navi, e dirotterà le sue navi attraverso il Capo di Buona Speranza.

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