Finito l'incubo per Amina e Ilaria, sono libere: erano detenute in Kazakistan e Arabia Saudita
Piange di gioia, senza però dimenticare i maltrattamenti subiti in quei lunghi tre mesi di detenzione in Kazakistan. «Ho vissuto momenti drammatici. Ora però sono finalmente libera», ripete più volte al telefono Amina Milo, la 18enne della provincia di Lecce, liberata questa mattina dal carcere di Astana. Libera e felice insieme alla madre. Presto farà ritorno in Italia, circostanza che, invece, è già avvenuta oggi per l’hostess trevigiana Ilaria De Rosa, 24 anni, rientrata a Roma dopo essere stata espulsa dall’Arabia Saudita. La 24enne era stata arrestata il 5 maggio durante una festa in una villa perché aveva addosso - secondo l’accusa - una piccola quantità di hashish. Accusa dalla quale la giovane italiana si era sempre difesa. Oggi il rientro con un volo Gedda-Roma della Saudia Airlines. La studentessa pugliese, invece, dovrà attendere qualche altro giorno prima di riabbracciare amici e parenti. «Ora - spiega Amina - non so ancora quando potremo ripartire, dobbiamo completare altre cose qui in Kazakistan». Quel che è certo, come ha comunicato il suo legale, Alibek Sekerov, è che la 18enne, arrestata nei mesi scorsi per traffico di droga, è stata prosciolta da ogni accusa. Amina questa mattina ha potuto riabbracciare la madre al termine di un altro interrogatorio che si è tenuto nella capitale kazaka. «Pensando a lei ed alla mia famiglia - continua la 18enne - ho trovato la forza di andare avanti. Non è stato per nulla facile. Ci sono stati momenti drammatici». La ragazza, così come è stato riferito e confermato anche nelle ultime ore, avrebbe subito degli abusi, per i quali sono indagati alcuni poliziotti, pare anche per il reato di tortura. Secondo quanto ricostruito dai suoi genitori e dal suo legale, è stata fermata ad Astana dalla polizia il 18 giugno mentre era in giro con un coetaneo del posto. Dopo il fermo, Amina - secondo quanto riferito - è stata portata dalla polizia in un appartamento privato dal quale poi un agente avrebbe chiamato sua madre, Assemgul Sapenova, chiedendole 60mila euro per il rilascio di sua figlia. La madre a quel punto, su consiglio dell’avvocato, si è rivolta all’ambasciata italiana che ha ottenuto il primo rilascio della 18enne. Pochi giorni dopo, però, l’11 luglio, Amina è stata nuovamente convocata dalla polizia e arrestata. Dopo oltre tre mesi oggi, la liberazione. «Sono libera: non vedo l’ora di tornare in Italia. Mi manca la mia famiglia, il mio migliore amico. E mi manca il mare. Tantissimo». Una quotidianità da ritrovare per la 18enne pugliese dopo questa esperienza lontano dagli affetti più cari e soprattutto della propria libertà. Il lieto fine stamattina. «È successo tutto all’improvviso. Ad un certo punto - racconta Amina - mi hanno detto prendi le tue robe e vai via. E per me è stata una gioia indescrivibile. Ora mi sento bene. Più che bene». «Grazie al ministro Tajani e al governo. Ringrazio tutti» conclude in lacrime di gioia la 18enne. Diplomatici e membri del governo che sono stati ringraziati anche dalla sua famiglia: il padre Sergio ha atteso nel piccolo comune di Lequile la notizia della liberazione della figlia. «Vogliamo ringraziare anche la stampa, i giornali, le tv per quanto fatto. Questa nostra felicità - riferiscono i genitori - è merito di tutti». Su X, invece, è stato lo stesso vicepremier e ministro degli Esteri a ringraziare «i diplomatici della Farnesina e la nostra ambasciata ad Astana per il grande lavoro che ha portato alla liberazione della giovane italiana. In questi giorni difficili non l’abbiamo mai lasciata sola, ora la aspettiamo presto in Italia». Nella foto Amina tra la madre e l'avvocato