Lunedì 23 Dicembre 2024

Gaza ridotta alla fame, assalto alle scorte di cibo

Gaza alla fame ha preso d’assalto i centri di distribuzione umanitari dell’Onu e costretto i panettieri a farsi proteggere dalla polizia. Una situazione cha ha spinto le Nazioni Unite a lanciare l’allarme: «L’ordine pubblico a Gaza sta cominciando a crollare». Nel nord della Striscia l’esercito israeliano, con tank e truppe di terra, continua invece a martellare Hamas e gli scontri sono violenti: tra questi si è registrato il primo tra soldati e miliziani islamici sbucati all’improvviso da uno dei tanti tunnel vicino al valico di Erez. «Migliaia di persone - ha annunciato l’Onu in mattinata - sono entrate in diversi magazzini e centri di distribuzione dell’Unrwa nella Striscia di Gaza centrale e meridionale. È un segnale preoccupante che l’ordine pubblico stia iniziando a crollare dopo tre settimane di guerra e un rigido assedio a Gaza». Le immagini circolate per tutto il giorno hanno mostrato la gente uscire dai magazzini con sacchi di farina e altri prodotti. È dovuta intervenire la polizia di Hamas, che secondo fonti locali è riuscita dopo qualche ora a recuperare buona parte delle quantità saccheggiate. Del resto va segnalato che dal valico di Rafah - tra l’Egitto e Gaza - finora sono stati appena 80 i camion di aiuti entrati nell’enclave palestinese. «Pochissimi camion, processi lenti, ispezioni rigorose, forniture che non soddisfano i requisiti dell’Onu e delle altre organizzazioni umanitarie, e soprattutto il divieto sull’ingresso di carburante sono la ricetta per il fallimento», ha denunciato il direttore degli affari dell’Unrwa a Gaza Thomas White. La situazione, ha sintetizzato lo stesso segretario generale dell’Onu Antonio Guterres, sta «diventando sempre più disperata di ora in ora». Ma invece di un cessate il fuoco umanitario, è stato il nuovo affondo di Guterres, Israele ha intensificato le sue operazioni militari. Per un allentamento della pressione sulla popolazione di Gaza sono intervenuti anche gli Usa che - secondo il Wall Street Journal - hanno esortato Israele a ripristinare le comunicazioni a Gaza. Un intervento a quanto sembra piuttosto deciso visto che da stamattina telefoni e internet - che Israele aveva isolato al momento del blitz nel nord della Striscia - hanno ripreso a funzionare. Il consigliere alla Sicurezza nazionale Jack Sullivan, pur ribadendo che Hamas usa i civili come scudi umani a Gaza, è stato poi piuttosto brusco nel sottolineare che Israele ha la responsabilità di proteggere i civili. Ma soprattutto ha bollato come «totalmente inaccettabile» l’aumento della violenza da parte dei coloni israeliani da quando è scoppiata la guerra a Gaza. Concetti che il presidente Usa Joe Biden ha ripetuto al premier Benyamin Netanyahu nella prima telefonata tra i due da quando l’esercito ha avviato il blitz, insistendo anche sulla necessità di aumentare il flusso dell’assistenza umanitaria in modo «immediato e significativo». Israele invece ha fatto sapere di aver convocato l’ambasciatore russo Anatoly Viktorov per protestare contro la recente visita di una delegazione di Hamas a Mosca. Sul campo le truppe israeliane hanno incrementato le proprie forze e allargato in profondità la testa di ponte nell’enclave palestinese, pur restando ancora in un perimetro piuttosto contenuto. Ma il nord di Gaza non è l’unico punto di attrito: scontri intensi sono segnalati anche nella parte centrale della Striscia, presso il campo profughi el-Bureij. Anche in questo caso tuttavia si parla sempre di una zona ristretta a ridosso della barriera difensiva. I raid dell’aviazione ebraica hanno colpito anche Gaza City, fra l’altro la zona dell’ospedale al-Quds (Israele è tornato con forza a chiederne l’evacuazione) e l’Università islamica. «Le forze di occupazione israeliane continuano deliberatamente a lanciare razzi direttamente vicino all’ospedale Al-Quds per costringere il personale medico, gli sfollati e i pazienti ad evacuare l’ospedale. Ciò ha causato danni significativi ai reparti ospedalieri ed esposto residenti e pazienti al rischio di soffocamento», ha denunciato la Mezzaluna Rossa palestinese. Il portavoce militare Daniel Hagari ha indicato in 450 gli attacchi contro obiettivi del «terrore di Hamas, inclusi centri di comando operativi, posti di osservazione e luoghi di lancio di missili anti tank». Tra gli uccisi anche un alto dirigente della Jihad islamica: Taysir Alghouti, membro dell’Ufficio politico dell’organizzazione. Il valico di Erez - ha spiegato l’esercito riferendosi allo scontro in cui sono stati uccisi i miliziani usciti da tunnel - «prima del 7 ottobre era il luogo da dove entravano in Israele migliaia di persone da Gaza per lavorare o curarsi. Hamas vi ha costruito tunnel». Ma in quella battaglia si segnalano anche i primi soldati feriti, due gravemente. Su Israele è continuato sostenuto il lancio di razzi: non solo da Gaza ma anche dal Libano. In poco più di un’ora ne sono arrivati almeno 9 ad opera degli Hezbollah. I morti nella Striscia hanno superato gli 8mila, il numero degli ostaggi nelle mani di Hamas è salito a 239. (ANSA).

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