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Prove di invasione, primi blitz di tank israeliani a Gaza

I raid stanno colpendo sempre più gli alti comandi di Hamas che cerca sponda a Mosca

Prove d’invasione a Gaza mentre Hamas vola a Mosca. In un blitz «mirato» condotto quando era ancora notte, l’esercito israeliano - per la prima volta dall’inizio della guerra - ha varcato con tank e soldati il confine entrando nel nord della Striscia per poi tornare indietro. Le incursioni continueranno con maggiore intensità anche nei prossimi giorni, hanno fatto sapere i militari, e sembrano il preludio della più vasta operazione di terra che Israele ha confermato anche oggi di voler compiere nonostante le pressioni contrarie e senza avere alcuna certezza, al momento, della sorte dei 224 ostaggi.

Fonti israeliane e straniere hanno riferito di un momento positivo nei negoziati mediati da Qatar e Egitto, che potrebbero portare «entro due giorni» al rilascio. Ma non si sa se il dossier in discussione si riferisca ai 138 prigionieri con passaporto straniero o al loro insieme, come chiede Israele. Le famiglie dei rapiti - sfinite da tre settimane di tensione per i loro cari - stasera si sono radunate a Tel Aviv per chiedere di essere ricevute dal governo di Benyamin Netanyahu. Mentre Abu Obeida, portavoce delle Brigate al Qassam, l’ala militare di Hamas, ha annunciato - senza fornire prove - che almeno 50 degli ostaggi sono morti a causa dei raid di Israele.

Le nuove azioni intraprese dall’esercito sono diverse dalle precedenti incursioni di commando israeliani. Questa volta, ha spiegato il portavoce militare, sono stati localizzati e colpiti “numerosi terroristi, infrastrutture terroristiche e postazioni di lancio di missili anticarro». E si è operato «per preparare il campo di battaglia», ovvero «per la prossima fase della guerra». L’ingresso a Gaza, ha ribadito infatti il ministro della Difesa Yoav Gallant, «avverrà non appena si saranno create le condizioni opportune».

Sul fronte diplomatico a complicare ancora di più le cose è stata la visita a Mosca del rappresentante di Hamas, Abu Marzuk, come ha annunciato lo stesso ministero degli Esteri russo. Nella capitale russa tra l’altro c’era anche il vice ministro degli Esteri iraniano Ali Bagheri Kani. Con Abu Marzuk - che non ha incontrato il presidente Putin, almeno secondo il Cremlino - sarebbe stato discusso «il rilascio immediato degli ostaggi stranieri che si trovano nella Striscia di Gaza e le questioni relative alla garanzie sull’evacuazione dei cittadini russi e di altri cittadini stranieri dal territorio dell’enclave palestinese. È stata poi confermata - ha fatto sapere ancora Mosca - la posizione immutabile della Russia a favore dell’attuazione delle decisioni ben note della comunità internazionale». Ovvero la creazione di uno Stato palestinese.

Israele ha attaccato la decisione russa di ospitare Hamas che legittima gli orrori e ha intimato a Mosca di «cacciare i terroristi». Mentre il Palazzo di Vetro a New York è stato teatro dell’ennesimo braccio di ferro sulla guerra. Nella seduta di apertura dell’Assemblea generale, il presidente Dennis Francis ha condannato l’assalto omicida di Hamas ai kibbutz di frontiera dello scorso 7 ottobre ma anche i raid sempre più intensi d’Israele sull’enclave palestinese. Posizione respinta dall’ambasciatore dello Stato ebraico Gilad Erdan, secondo cui la bozza di risoluzione presentata dalla Giordania che è in discussione «è ridicola» perché non menziona neppure Hamas. «Gli ospedali e i civili - ha denunciato mentre i funzionari dell’ambasciata fornivano ai delegati i video dell’orrore sull’attacco ai kibbutz - vanno protetti solo se non sono israeliani?». Il rappresentante palestinese Ryad Mansour ha chiesto invece di «fermare le bombe» e di «salvare le vite dei 2,3 milioni di civili a Gaza, le vite dei bambini, 3.000 dei quali sono stati uccisi da Israele nelle ultime tre settimane».

A Gaza - dove oggi dal valico di Rafah sono entrati altri 12 camion di aiuti umanitari ma non la benzina - i morti sono arrivati a oltre settemila. Hamas ha pubblicato anche i loro nomi dopo che ieri il presidente Usa Joe Biden aveva detto di non fidarsi dei bilanci forniti dalle autorità controllate dalla fazione palestinese. Un altro attacco israeliano a Khan Younis, nel sud di Gaza, ha provocato 22 morti. Lo Stato ebraico ha rivendicato oltre 250 attacchi contro obiettivi di Hamas nelle ultime 24 ore: alcune postazioni di lancio di razzi, ha denunciato l’esercito, erano state messe dai miliziani nelle vicinanze di una moschea e di un asilo nido.

I raid stanno colpendo sempre più gli alti comandi di Hamas. Ad essere eliminati oggi sono stati il comandante responsabile del lancio di razzi della zona di Kahn Younis, Hassan Al-Abdullah, e il vice capo dell’intelligence della fazione, Shadi Barud, considerato il braccio destro del capo di Hamas Yahya Sinwar e tra i responsabili della pianificazione dell’attacco del 7 ottobre. Su Israele anche oggi è continuato la pioggia di razzi sul sud e nel centro, con anche Tel Aviv nel mirino.

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