Domenica 22 Dicembre 2024

Il leader iraniano ai capi di Hamas: «Vi sosteniamo»

Il sorprendente e senza precedenti successo militare di Hamas nei confronti di Israele ha spinto il presidente iraniano Ebrahim Raisi a parlare con i leader del movimento islamico palestinese e con la Jihad islamica. Con una rassicurazione: Teheran «sostiene la legittima difesa della nazione palestinese». E la conferma è arrivata da Hamas: l’Iran è al nostro fianco, ha detto un portavoce da Gaza. In concreto, secondo quanto emerge da report di fonti qualificate, la Repubblica islamica avrebbe fornito ai miliziani di Gaza sia le armi sia le indicazioni per geolocalizzare i diversi punti strategici da colpire in Israele. Dopo diversi incontri riservati tra agosto e settembre. Tuttavia, sul terreno, né l’Iran né il suo principale alleato nel Mediterraneo, gli Hezbollah libanesi, sembrano, almeno per il momento, intenzionati a scatenare una guerra su larga scala contro l’arcinemico israeliano. E questo nonostante lo scambio di fuoco avvenuto, secondo le consuete regole di ingaggio, tra i jihadisti sciiti libanesi e i militari israeliani lungo la Linea Blu di demarcazione tra i due paesi. E nonostante il graduale quanto massiccio addensamento di forze militari sia sul lato israeliano che su quelli libanese e siriano. Gli Hezbollah, che in giornata hanno organizzato celebrazioni popolari nella periferia sud di Beirut, hanno rivendicato il lancio di tre razzi sparati dal sud del Libano contro postazioni militari israeliane, senza fare vittime. La risposta israeliana non si è fatta attendere ma, anch’essa, come l’attacco di Hezbollah, ha rispettato il tradizionale galateo di guerra tra due parti abituate a dialogare soprattutto tramite razzi katyuscia e colpi di artiglieria. Questi sono stati sparati da Israele in zone agricole e boschive del sud del Libano senza fare, anche in questo caso, alcuna vittima. Intanto, Israele ammassa a sud della Linea Blu mezzi blindati e batterie di Patriot per intercettare eventuali piogge di razzi e missili dal fronte nord. Uno di questi Patriot è entrato in azione, affermano fonti libanesi, per colpire un quarto razzo esploso nel settore centrale della Linea Blu. Gli Hezbollah, dal canto loro, sono riusciti nella zona delle Fattorie di Shebaa, non lontana dalla Siria in guerra, a ristabilire una loro postazione distrutta in precedenza dall’artiglieria nemica e situata poche centinaia di metri oltre la Linea Blu. «Le nostre armi e i nostri razzi sono con voi», ha detto un alto esponente di Hezbollah rivolgendosi a Hamas. Sul lato siriano della trincea mediorientale tra Israele e i suoi vicini filo-iraniani per ora è calma piatta. Sulle Alture contese del Golan gli Hezbollah sono operativi da almeno dieci anni. E col tempo sono stati integrati nelle file di milizie ausiliarie siriane governative, finanziate e addestrate dall’Iran. L’aviazione israeliana da anni conduce almeno due attacchi aerei a settimana contro postazioni iraniane e filo-iraniane in vari territori siriani. E solo nei giorni scorsi un raid aereo attribuito a Israele ha colpito e distrutto depositi di armi di jihadisti sciiti filo-iraniani nella remota Siria orientale al confine con l’Iraq. Questo massiccio e articolato dispiegamento di forze su entrambi i lati della frontiera settentrionale israeliana serve, almeno per ora, da deterrente per scongiurare lo scoppio di un conflitto armato su larga scala e che potrebbe avere, secondo diversi commentatori, conseguenze assai più pesanti di quelle dell’ultima guerra, nel 2006, tra Hezbollah e Israele. L’esplosione di un confronto armato tra il Partito di Dio filo-iraniano e Israele, affermano gli analisti, rischierebbe di causare un numero impressionante di vittime civili, finendo per destabilizzare i sistemi di potere su cui si reggono, da anni, sia gli Hezbollah in Libano sia la leadership iraniana, ampiamente contestata in patria da diversi settori della società. Al contrario, quella che viene definita come la schiacciante vittoria di Hamas contro Israele, sia per l’Iran sia per Hezbollah è per ora sufficiente per rafforzare il fronte interno e negoziare col nemico da una posizione di superiorità.

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