Venerdì 22 Novembre 2024

Dopo l'euforia ora Gaza teme la vendetta: chi fugge e chi fa scorte di cibo

Sostenitori di Hamas

Chi vive a Gaza non dimenticherà più il 7 ottobre del 2023, la giornata iniziata con un attacco a sorpresa di Hamas - via terra, via mare e dal cielo - e con il lancio di migliaia di razzi verso le retrovie di Israele. Lanci di razzi che hanno fatto da sveglia ai due milioni di abitanti della striscia, avvertendo che la giornata che iniziava avrebbe avuto un carattere straordinario. I bambini diretti alle scuole hanno trovato gli ingressi sbarrati e sono rientrati precipitosamente a casa mentre le moschee rilanciavano versetti del Corano che menzionavano una «grande vittoria». Poche ore dopo l’atmosfera a Gaza si sarebbe incupita. Come in passato si sarebbe udito l’eco dei bombardamenti dell’aviazione israeliana e si sarebbero viste resse agli ingressi degli ospedali, con fughe in massa di abitanti che lasciavano le zone di confine colpite dalla artiglieria di Israele. Con la paura che la rappresaglia dello stato ebraico possa andare anche oltre con un’operazione di terra. Ma le prime ore sono state di pura estasi. Le reti sociali rilanciavano infatti le immagini di “commando” di Hamas che avevano assunto il controllo in una ventina di località di frontiera israeliane, dopo aver superato con assoluta facilità la barriera di recinzione della Striscia. Poi le immagini hanno preso corpo, sono diventate tangibili: nelle strade di Gaza sono arrivati i primi combattenti di Hamas rientrati a bordo dei loro mezzi militari, esultanti, mentre sparavano raffiche in aria. Sui loro automezzi si notavano i cadaveri di soldati israeliani e si sentivano i lamenti dei prigionieri, militari e civili. La popolazione si è riversata allora in strada per assistere a scene reputate fino a ieri del tutto inimmaginabili. Nella folla si avvertita anche un senso di felicità: perchè quegli ostaggi - stimati in alcune decine - potrebbero essere usati un giorno da Hamas come «merce di scambio» per esigere la liberazione in massa di migliaia di palestinesi detenuti in Israele. Ma poi si è fatta strada la sensazione che molto presto Israele avrebbe reagito all’attacco. I fornai sono stati allora presi d’assalto, assieme con i mercati e le stazioni di benzina. E molto presto si sono uditi i tonfi dei proiettili di artiglieria israeliani e si sono visti in cielo aerei da combattimento. Gli ospedali hanno aperto i magazzini di emergenza e hanno chiesto donazioni di sangue. Un primo bilancio indicava - probabilmente per difetto - la morte di oltre 230 palestinesi (inclusi i commando penetrati in Israele) e 1.700 feriti. Sulle strade, come in passato, si sono allora viste colonne di sfollati che lasciavano le zone di confine nel timore della imminenza di una operazione di terra delle forze israeliane. Una giornata di emozioni forti e contrastanti, che resterà di sicuro impressa nella memoria storica della gente di Gaza.

leggi l'articolo completo