Biden e il mondo condannano: «Israele deve difendersi», convocato il Consiglio straordinario dell'Onu
Preoccupazione, contatti costanti, tentativi di mediazione per non cadere nel «precipizio» evocato dall’Onu, che oggi alle 15, le 21 italiane, terrà una riunione di emergenza a porte chiuse sulla situazione in Medio Oriente dopo i drammatici attacchi a Israele. La comunità internazionale, ancora concentrata sulla guerra in Ucraina, è stata colta di sorpresa dall’attacco senza precedenti sferrato da Hamas a Israele, a cui è seguita una dura risposta, con centinaia di morti da entrambe le parti. Stati Uniti, Europa e molti altri Paesi del mondo hanno reagito con una condanna al movimento fondamentalista di Gaza, rinnovando il sostegno a Israele. Sulla sponda opposta l’Iran ha salutato la «fiera operazione dei combattenti palestinesi». Tra i due schieramenti si muovono altre potenze, a partire dall’Egitto, che sta tentando di far valere il suo status di storico mediatore in questo interminabile conflitto. Joe Biden, nelle ore successive al massiccio assalto di Hamas a Israele, ha sentito Benyamin Netanyahu. Denunciando il «terrorismo ingiustificato» delle milizie di Gaza e garantendo un «sostegno solido e incrollabile alla sicurezza di Israele». Ed il Pentagono ha chiarito che l’alleato «avrà tutto quello di cui ha bisogno per difendersi». Anche dall’Ue si sono susseguiti gli attestati in favore di Israele, da Ursula von der Leyen a Emmanuel Macron, da Olaf Scholz agli altri leader. Sergio Mattarella, in un messaggio al presidente Isaac Herzog, ha stigmatizzato un «attacco che allontana la prospettiva di una pace duratura tra israeliani e palestinesi». Mentre il governo - convocato dalla premier Giorgia Meloni per fare il punto - si è messo «in costante contatto con l’Unione europea e gli alleati», ha riferito il ministro degli Esteri Antonio Tajani. Le cancellerie occidentali temono che si crei un nuovo fronte di conflitto in una regione già turbolenta, mentre ancora si combatte in Ucraina. Biden ha «messo in guardia altre parti ostili a Israele a non cercare di approfittare della situazione», con un chiaro riferimento all’Iran. Dopo che il nemico numero uno dello Stato ebraico, attraverso un consigliere della Guida Suprema Ali Khamenei, si è «congratulato con i combattenti palestinesi» per l’attacco da Gaza. Ed ha assicurato che Teheran «sarà al loro fianco fino alla liberazione della Palestina e di Gerusalemme». Tutto questo mentre in Libano gli sciiti di Hezbollah scendevano in strada per celebrare l’azione di Hamas. L’Iran è certamente l’attore più scomodo in questo momento in Medio Oriente. Dopo gli accordi di pace tra Israele, Emirati Arabi Uniti, Bahrein, Marocco e Sudan, vuole scongiurare una normalizzazione dei rapporti tra Israele e Arabia Saudita, il suo principale rivale sunnita. Non a caso Riad, in questo momento, ha lanciato un appello alla «moderazione» a entrambe le parti senza sbilanciarsi troppo a favore dei palestinesi. Anche altri big regionali lavorano per arginare le pulsioni destabilizzanti dell’Iran e dei suoi alleati a Gaza e in Libano. L’Egitto, che nei mesi scorsi aveva favorito una tregua tra Israele e la Jihad islamica dopo l’ultima fiammata di violenza a Gaza, si è attivato anche adesso: il ministro degli Esteri Sameh Choukry ha avviato «intensi contatti a tutti i livelli per contenere la crisi, a partire dalle organizzazioni internazionali». Allo stesso modo la Turchia si è detta pronta a contribuire. L’escalation è seguita anche da Kiev con il leader ucraino Zelensky che sottolinea, con uno sguardo sempre a casa, il «diritto di Israele all’autodifesa». Quanto alla Russia, ha espresso «sorpresa» per l’attacco lanciando un appello alle parti al cessate il fuoco. Ma anche in questo caso i falchi del Cremlino colgono l’occasione per attribuire le colpe agli americani: «Attori chiave in Israele, che invece di lavorare attivamente per una soluzione con i palestinesi si sono intromessi con noi» in Ucraina, è l’accusa di Dmitry Medvedev. Il prossimo confronto, o scontro, tra le grandi potenze su Israele è atteso domani in Consiglio di sicurezza dell’Onu. In una riunione d’emergenza convocata dalla presidenza di turno brasiliana.