Terza notte consecutiva in strada per le strade di Marrakesh, mentre i soldati e le squadre umanitarie internazionali con camion ed elicotteri iniziano a riversarsi nelle remote città di montagna colpite più duramente da uno storico terremoto. Il disastro ha ucciso più di 2.100 persone - un numero destinato a crescere - e le Nazioni Unite hanno stimato che 300.000 persone siano state colpite dal sisma di magnitudo 6,8. Un villaggio, Tikht, che un tempo ospitava almeno 100 famiglie, praticamente non esiste più. E’ un groviglio di legno, detriti di muratura, piatti rotti, scarpe e tappeti dai motivi intricati. «La vita è finita qui», ha detto Mohssin Aksoum, 33 anni, la cui famiglia vive in questo piccolo villaggio. «Il villaggio è morto.» Come molti villaggi duramente colpiti, era un piccolo insediamento con molti edifici costruiti in modo tradizionale utilizzando una miscela di pietra, legno e malta di fango. Per i soccorritori non è facile estrarre i corpi dalle macerie. Omar Ait Mbarek, 25 anni, ieri ha assistito agli scavi, con gli occhi rossi e pieni di lacrime, circondato da alcuni residenti, a pochi chilometri dall’epicentro del terremoto nelle montagne dell’Atlante, del corpo della sua fidanzata con la quale si sarebbe sposato da lì a poche settimane. Era al telefono con la giovane quando venerdì sera sono iniziate le scosse e ha sentito gli utensili da cucina schiantarsi sul pavimento prima che la linea fosse tagliata. In un cimitero improvvisato sono già sepolte una settantina di persone. «Non è qualcosa a cui la gente qui pensava mentre costruiva le proprie case», ha detto Abdelrahman Edjal, uno studente di 23 anni che ha perso gran parte della sua famiglia nel disastro. Era fuori a fare una passeggiata dopo cena quando sono iniziate le scosse e ha visto persone che cercavano di scappare dalle loro case crollate. Ha salvato suo padre dalle rovine della casa di famiglia, ma le sue ferite erano troppo gravi. «Ora le persone hanno meno di niente." Nella regione sono presenti anche le Ong, che valutano i bisogni, diversi da alloggio, cibo e acqua, degli abitanti rimasti in villaggi come Tikht. Secondo l’U.S. Geological Survey, quelle aree sono state scosse nuovamente ieri da una scossa di assestamento di magnitudo 3,9. Non è stato immediatamente chiaro se abbia causato più danni o vittime. Un totale di 2.122 persone sono state confermate morte e almeno altre 2.421 sono rimaste ferite, di cui 1.404 in modo critico, ha riferito ieri il Ministero dell’Interno. La maggior parte dei morti, 1.351, si trovavano nel distretto di Al Haouz, nelle montagne dell’Alto Atlante, ha detto il ministero. Le bandiere sono state ammainate in tutto il Marocco, dopo che il re Mohammed VI ha ordinato tre giorni di lutto nazionale a partire da domenica.