Lunedì 23 Dicembre 2024

Chiusa nella capanna mestruale, una 16enne muore in Nepal

La pratica da tempo illegale del chhaupadi, le capanne in cui sono costrette le donne con il ciclo, fa registrare un’altra vittima: una ragazzina nepalese di appena 16 anni, Anita Chand, trovata morta probabilmente per il morso di un serpente mentre dormiva sola nel suo giaciglio isolato per rispettare la tradizione. La sua morte è la prima segnalata negli ultimi anni ma sono diversi, almeno 15, i casi di cui - ricorda Il Guardian - si è avuta notizia. Il chhaupadi si basa sulla secolare convinzione che le donne e le ragazze siano impure e intoccabili durante le mestruazioni. Non sono autorizzate a svolgere una serie di attività e in molti casi sono bandite dalla vita della comunità, chiuse in «capanne per il ciclo». La pratica, che ha legami con l’induismo, è profondamente radicata nel Nepal occidentale. Vissuta ogni mese dal 44% delle donne che abitano le regioni più remote del Nepal, è stata dichiarata illegale nel 2005, ed è punibile con un massimo di tre mesi di carcere e una multa di 3.000 rupie nepalesi (all’incirca 23 euro). La polizia del distretto di Baitadi, dove è morta Anita, ha aperto un’indagine e la sua famiglia ha negato che avesse il ciclo, temendo le punizioni previste dalla legge. «Stiamo lavorando per porre fine a questa pratica, ma abbiamo ancora molto da fare», ha affermato Bina Bhatta, vicepresidente del comune rurale di Pancheshwar a Baitadi. L’ultima vittima prima di Anita era stata una ragazza di 21 anni, Parwati Budh, trovata senza vita in una piccola capanna nell’estremo ovest del Nepal nel 2019. Morì asfissiata a causa dei fumi esalati da un fuoco acceso nel tentativo di scaldarsi durante una notte gelida. Secondo il chhaupadi, durante il ciclo, alle donne non è permesso entrare in casa, incontrare la famiglia - specialmente gli uomini - o recarsi nei templi. Vietato anche il consumo di latte, yogurt, burro, carne e altri alimenti nutrienti, come anche l’uso di coperte calde durante l’inverno. Isolate negli appositi spazi ‘mestrualì le donne sono ad alto rischio di malattie, come la diarrea, la polmonite e problemi respiratori. Devono inoltre affrontare la minaccia di attacchi da parte di animali selvaggi o addirittura aggressioni e stupri. Un progetto finanziato dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’uguaglianza di genere e messo in atto dall’ong internazionale Restless Development, afferma che il programma ha permesso di raggiungere più di 45.000 donne e ragazze, riducendo la percentuale dal 19,4% al 5,5% di coloro che dormono nelle capanne delle mestruazioni. Ma non basta, ogni anno continuano a perdere la vita ragazze come Anita.

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