«Vincerò nel 2024. Ci riprenderemo la Casa Bianca». Donald Trump tira dritto anche di fronte alla sua terza incriminazione, quella più pesante e imbarazzante, ovvero aver cavalcato «bugie» per restare al potere nel 2020 e aver tentato di sovvertire l’esito del voto. Le sue «affermazioni false, che sapeva essere false» hanno «incoraggiato l’assalto senza precedenti» a Capitol Hill, ha detto il procuratore speciale Jack Smith poco dopo che gli atti del gran giurì sono stati resi noti al pubblico. L’attacco del 6 gennaio è stato «incoraggiato dalle bugie» dell’ex presidente per «ostacolare una funzione fondamentale del governo, ossia certificare i risultati delle elezioni presidenziali», ha aggiunto dicendosi intenzionato a chiedere un processo in tempi brevi. Ipotesi questa ritenuta «assurda» dai legali dell’ex presidente che puntano a rallentare e far slittare il più possibile il procedimento. «Il Dipartimento di Giustizia ha avuto tre anni per indagare e ora vuole un processo in 90 giorni, è ridicolo», ha detto John Lauro, avvocato di Trump, osservando come non è un caso che le nuove accuse siano arrivate nel mezzo della campagna elettorale mentre Joe Biden è in difficoltà nei sondaggi e l’ex presidente è frontrunner fra i candidati repubblicani. Proprio i conservatori fanno muro in difesa del loro presidente, rivendicando il diritto alla libertà di parola sancito dal Primo Emendamento e denunciano l’uso come arma della giustizia americana da parte della Casa Bianca. Lo speaker della Camera Kevin McCarthy ha assicurato che le indagini su «Biden Inc andranno avanti per scoprire la verità, anche su un sistema giudiziario a due livelli». Trump «non ha fatto nulla di male“: i democratici «continuano a usare in modo strumentale la giustizia e a interferire con le elezioni», ha denunciato il repubblicano Jim Jordan. I due deputati trumpiani di ferro Marjorie Taylor-Greene e Matt Gaetz hanno chiesto di tagliare i fondi a disposizione del procuratore speciale Jack Smith considerata la «mancanza di trasparenza» dell’inchiesta. Fra gli aspiranti conservatori alla Casa Bianca Ron DeSantis non è entrato nel merito dell’incriminazione ma ha chiesto che il processo non venga svolto a Washington in quanto Trump ne sarebbe penalizzato. Parole dure le ha usate invece Mike Pence: le accuse «ci ricordano che chiunque si mette sopra alla Costituzione non dovrebbe essere presidente. La nostra Costituzione è più importante di una singola persona e della sua carriera». L’ex vicepresidente è nominato in più occasioni nelle 45 pagine in cui sono racchiusi i nuovi quattro capi di accusa nei confronti del tycoon, inclusa la cospirazione per frodare gli Stati Uniti. Su Pence infatti Trump ha fatto pressione per “cambiare in modo fraudolento» l’esito delle elezioni e lo ha descritto come «troppo onesto» quando ha rifiutato di eseguire le sue indicazioni. Per l’ex presidente la nuova incriminazione è la terza in quattro mesi, per un totale di 78 capi di accusa nei suoi confronti. Se sarà condannato rischia decenni in carcere ma non la sua carriera politica: né le incriminazioni né le eventuali condanne infatti gli impediscono di correre per la Casa Bianca e di governare nel caso di vittoria. «Vi ringrazio, non ho mai ricevuto così tanto sostegno», ha detto Trump ai suoi sostenitori mostrandosi convinto che, anche in questo caso, le accuse di tradurranno probabilmente in voti e quasi sicuramente in quelle donazioni di cui la sua campagna elettorale inizia ad avere disperatamente bisogno. Nelle casse del pac Save America ci sono ormai solo quattro milioni di dollari rispetto ai 105 dell’inizio dello scorso anno a causa del boom delle spese legali. Spese che sono destinate ad aumentare con gli occhi tutti puntati sulla Georgia, da dove potrebbe arrivare nel giro qualche settimana la quarta incriminazione per Trump per interferenze sul voto.