Come uno dei temporali tropicali che in questi giorni si stanno abbattendo sulla Florida, sono piombate su Donald Trump nuove accuse nell’ambito dell’indagine sulla gestione di carte classificate a Mar-a-Lago, mentre è sempre più vicina la terza incriminazione per il suo ruolo nell’assalto a Capitol Hill.
Il procuratore speciale Jack Smith ha presentato tre nuovi capi di accusa contro il tycoon, tra cui il più pesante riguarda il suo tentativo di far sparire un video di sorveglianza affinché non finisse nelle mani del gran giurì. L’ex presidente è accusato di aver cercato di «alterare, distruggere o nascondere prove», di aver cercato «di indurre altre persone a farlo» e, inoltre, di aver mostrato un documento altamente riservato ad alcuni ospiti del suo resort. Trump come sempre ha reagito con rabbia attaccando la giustizia americana e definendola, per l’ennesima volta, uno strumento della «sinistra radicale» e dell’amministrazione Biden.
«La mia campagna non si ferma, le incriminazioni non mi faranno abbandonare la corsa alla Casa Bianca nel 2024», ha tuonato in un’intervista telefonica alla radio conservatrice Real Voice of America. «Questo non è altro che il tentativo disperato della criminale famiglia Biden e del loro dipartimento di Giustizia di tormentare il presidente Trump e coloro che lo circondano», ha aggiunto il suo portavoce Steven Cheung ripetendo il leit motiv della «caccia alle streghe» dei procuatori contro il tycoon. Gli sfidanti alle primarie dei repubblicani, da Ron DeSantis a Mike Pence, sono rimasti in silenzio in attesa di incrociare il loro rivale più pericoloso, e sempre avanti a loro nei sondaggi, ad un evento del Grand old party a Des Moines, in Iowa. Mentre lo speaker della Camera, Kevin McCarthy, ha dichiarato di non essere minimamente preoccupato dalle nuove accuse, piuttosto, ha aggiunto, «ciò che mi turba è la gestione di documenti classificati da parte di Biden». Il senatore del Missouri, Josh Hawley, ha insinuato che il tempismo di questi capi d’imputazione è sospetto e sarebbe stato studiato ad arte per spostare l’attenzione dai guai giudiziari di Hunter Biden, comparso in questi giorni in tribunale e, dopo che è saltato il patteggiamento che aveva raggiunto con i procuratori, a rischio processo.
Nel mirino del procuratore è finita anche una terza persona oltre a Trump e al suo storico assistente Walt Nauta. Si tratta di Carlos De Oliveira, un dipendente di Mar-a-Lago che il 27 giugno del 2022 - secondo gli investigatori - avrebbe detto al capo dell’ufficio tecnico che «il boss», ovvero Trump, «voleva la distruzione del server» con le riprese registrate dalle telecamere posizionate vicino agli scatoloni con i documenti segreti. A De Oliveira il collegarispose però di non sapere come procedere e soprattutto di non ritenere di avere il diritto di fare quanto chiesto. Incassato il no, De Oliveira chiamò Nauta e lo incontrò di persona nel resort in Florida, una volta persino nascosti tra i cespugli. I due ora sono accusati di aver ostacolato le indagini del dipartimento di Giustizia cercando di eliminare il video di sorveglianza nonostante il mandato che ne chiedeva la consegna.
Secondo alcuni analisti, le ultime accuse arrivate a sorpresa potrebbero pesare sulla campagna di Trump più di quanto egli non voglia ammettere. Anche perché, nelle 60 pagine supplementari, Smith accusa l’ex presidente di essere stato in possesso di un documento di guerra altamente classificato sui piani per un possibile attacco degli Stati Uniti all’Iran e di averlo condiviso, dopo l’uscita dalla Casa Bianca, con persone che non avevano le necessarie autorizzazione per accedervi. “Guarda cosa ho trovato? Non è incredibile!», avrebbe detto ad uno dei suoi ospiti nel resort il tycoon aggiungendo: «L’ho trovato su una pila di altri fogli».
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