Pochi giorni giorni fa alcune immagini ne avevano testimoniato l’utilizzo da parte di Kiev, oggi le bombe a grappolo hanno colpito i territori ucraini occupati dai russi e ucciso il giornalista di Ria Novosti Rostislav Zhuravlev. Un «crimine premeditato», secondo la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova, che annuncia vendetta e promette punizioni verso «i responsabili del brutale massacro» e contro chi «ha fornito munizioni a grappolo a Kiev», ovvero gli Stati Uniti, che «condividono la piena responsabilità» con l’Ucraina. Zhuravlev era un eroe per i russi fedeli al Cremlino. Per alcuni giornali ucraini, invece, era una militante pro-Putin che non meritava rispetto. Il giornalista di Ria Novosti, 34 anni appena compiuti, era nato a Ekaterinburg e aveva prestato servizio nelle forze armate russe, elogiando in più occasioni l’operato del presidente russo e quello dell’esercito di Mosca. Nell’attacco che sarebbe stato lanciato da Kiev nei pressi del villaggio di Pyatikhatki, a sud di Zaporizhzhia, sono rimasti feriti anche altri tre operatori dei media russi: Konstantin Mikhalchevsky, corrispondente fotografico di Ria Novosti, Roman Polskov, di Izvestiya, e il cameraman Dmitriy Shikov. Polskov ha riportato la rottura di una gamba e ferite all’addome e alla schiena, mentre Shikov è stato colpito da schegge e ha una frattura all’anca. Cambia il fronte, ma il risultato è lo stesso. A Kramatorsk, nel Donetsk, anche il fotografo Eugene Shilko, che lavora per il giornale tedesco Deutsche Welle, è stato ferito in un attacco con bombe a grappolo, effettuato stavolta dalle forze russe. L’utilizzo massiccio di munizioni che molti Paesi hanno scelto di mettere al bando dimostra l’aumento dell’intensità degli scontri sul terreno. Le munizioni a grappolo vengono in aiuto alla controffensiva ucraina che stentava a decollare e che adesso, secondo il presidente Volodymyr Zelensky, sta accelerando. Kiev starebbe «avanzando sul campo di battaglia» e “liberando i suoi territori passo dopo passo». L’obiettivo principale adesso sembra essere la Crimea, presa di mira nei giorni scorsi e ancora oggi al centro degli attacchi ucraini. Le forze di Kiev hanno rivendicato di aver colpito le infrastrutture militari della penisola occupata dai russi nel 2014, attaccato un aeroporto e un deposito di petrolio nel villaggio di Oktyabrskoye e lanciato droni contro un deposito di munizioni nel distretto di Krasnogvardeyskiy. Mosca sostiene che le difese hanno retto, ma a causa delle esplosioni le autorità filorusse hanno evacuato la popolazione entro un raggio di cinque chilometri e hanno dovuto sospendere per diverse ore la circolazione ferroviaria nella penisola, in seguito ripresa. Il ministero della Difesa di Kiev afferma che l’Ucraina ha ora l’iniziativa militare sull’intera linea del fronte, ma i bombardamenti aerei guidati dal Cremlino vanno avanti e continuano a colpire obiettivi civili. Una persona è stata uccisa e altre quattro sono rimaste ferite dal fuoco dell’artiglieria russa nella regione di Sumy, mentre a Kharkiv la città di Kupyansk è nuovamente finita sotto le bombe: una donna di 57 anni è rimasta uccisa. Sono le direzioni in cui le forze russe «stanno concentrando i loro sforzi principali», spiegano i vertici militari ucraini, insieme a Lyman, Bakhmut, Avdiivka e Marinka. E a Odessa, colpita più volte nei giorni scorsi per rappresaglia verso gli attacchi ucraini al ponte di Kerch. Nel porto del Mar Nero rimane critica la situazione del grano, distrutto a tonnellate. Oggi uno spiraglio è arrivato da Zelensky che ha condiviso con il segretario della Nato Jens Stoltenberg «valutazioni sull’attuale situazione nel Mar Nero» e sui rischi «per la sicurezza alimentare globale», identificando anche «i passi prioritari necessari per lo sblocco e il funzionamento del corridoio» del grano. Tutto mentre per Stoltenberg «l’Ucraina è più vicina che mai alla Nato».