L’offensiva ucraina ha messo sostanzialmente nel sacco le forze russe che difendono Bakhmut. Ad affermarlo sono i militari di Kiev che da settimane avanzano lentamente ma inesorabilmente sui fianchi nord e sud della città del Donbass, conquistata dai russi in maggio grazie ai mercenari della Wagner dopo mesi di combattimenti feroci e ora presidiata da alcune decine di migliaia di soldati che rischiano di essere tagliati fuori dal resto delle forze di occupazione.
«Il nemico è in trappola e la città viene posta sotto il controllo delle forze di difesa», ha scritto il generale Oleksandr Syrskyi, comandante dell’esercito di terra ucraino. Alle sue parole ha fatto eco la viceministra della Difesa Hanna Malyar, che ha spiegato che le forze di Kiev tengono sotto controllo le entrate, le uscite e i movimenti del nemico in città da diversi giorni, perché «nel corso della loro avanzata, le nostre truppe hanno preso il controllo delle principali alture dominanti intorno a Bakhmut».
Ma il quadro d’insieme, dopo oltre un mese di controffensiva condotta senza copertura aerea e con scarso appoggio di artiglieria, l’ha fornito il portavoce dello stato maggiore ucraino, Andryi Kovaliov: in totale, ha annuniato, sono stati riconquistati agli invasori russi «193 chilometri quadrati». Di questi il grosso, pari a circa 169 chilometri quadrati, nella direttrice di avanzata sud, da Zaporizhzhia verso Melitopol e Berdyansk. Un’avanzata di portata strategica elevata che punta in direzione anche della Crimea, a fronte della quale nell’est, sul fronte del Donetsk, in Donbass, di portata strategica minore ma di grande impatto tattico sul morale del nemico la riconquista è di soli 24 chilometri quadrati attorno a Bakhmut. Nell’ultima settimana soltanto, ha aggiunto il portavoce, l’esercito ucraino ha strappato alle forze di Mosca in totale 14 chilometri quadrati nell’est e nel sud del Paese, di cui più di 10 chilometri quadrati sono stati liberati nel sud e altri 4 km quadrati nel settore di Bakhmut.
Intanto però l’Ucraina continua a subire i continui bombardamenti da parte dei russi, che nelle ultime ore si sono concentrati in particolare sul sud, sulle regioni costiere di Kherson, dove ci sono stati almeno 6 feriti, e Mykolaiv. Il nemico, secondo i bollettini ucraini, colpisce con tutto: artiglieria, mortai, razzi a lancio multiplo Mlrs e missili. Un tentativo, secondo Kiev, di confondere gli ucraini: «Il nemico è sulla difensiva e cerca di mantenere le linee del fronte che ha stabilito. Non sa dove aspettarsi la prossima minaccia, quindi sta tentando di indurre le forze di difesa ucraine a disperdere i loro sforzi, continuando il bombardamento in direzione di Ochakiv, attaccando con bombe aeree guidate in direzione Beryslav», come ha dichiarato Nataliya Humenyuk, capo del Centro stampa di coordinamento unito delle forze di difesa ucraine del sud (Tauria). A nord invece il continuo stillicidio di colpi di artiglieria sui civili e sulle infrastrutture, che non può essere prevenuto, ha indotto l’amministrazione militare dell’oblast di Sumy ad annunciare lo sgombero di tutti i civili entro una fascia di cinque chilometri dal confine russo, che saranno sistemati provvisoriamente altrove. Nel pomeriggio sono stati colpiti da raid russi anche le cittadine di Avdiivka e di Gostroy, nel Donetsk, uccidendo due civili e ferendone tre.
In attesa delle decisioni che verranno adottate al vertice di Vilnius, l’Ucraina ha infine reso noto, in base a un sondaggio, che l’89% dei suoi cittadini è favorevole all’adesione alla Nato: una porzione del Paese che, con gradazioni diverse, accomuna l’est, dove è più elevato il numero di russi e russofoni (79%), all’ovest (93%). Nel maggio del 2022, nei primi mesi di guerra, chi voleva aderire all’Alleanza atlantica costituiva solo il 39% degli intervistati. (ANSA).
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