"Un rafforzamento del partenariato» tra Tunisia e Ue, 100 milioni subito da Bruxelles per il controllo delle frontiere e un successivo finanziamento europeo di 150 milioni da inserire a bilancio. Ma il possibile aiuto finanziario a lungo termine di 900 milioni di euro che dall’Unione europea dovrebbe arrivare a Tunisi resta subordinato all’accordo che il paese nord africano dovrà chiudere con il Fondo Monetario Internazionale. Questo il messaggio che Italia, Olanda e Ue consegnano al presidente tunisino Kais Saied al termine dei colloqui di Tunisi nell’incontro al palazzo presidenziale di Cartagine.
Giorgia Meloni, tornata a Tunisi cinque giorni dopo la sua visita ufficiale accompagnata da Ursula von der Leyen e da Mark Rutte, parla di «importante risultato anche frutto del lavoro diplomatico fatto dal Governo italiano».
«E' un primo passo importante verso la creazione di un vero e proprio partenariato con l’Unione europea che possa affrontare in maniera integrata tanto la crisi migratoria quanto il tema dello sviluppo per entrambe le sponde del Mediterraneo», dice Meloni, che come gli altri due leader leggerà una dichiarazione alle telecamere senza conferenza stampa.
Meloni, assieme a von der Leyen e Rutte, spinge affinchè si arrivi al Consiglio europeo di fine giugno «con un memorandum già siglato tra Unione europea e Tunisia». Dopo, annuncia la premier, Roma e l’Italia saranno pronte a organizzare la Conferenza internazionale sulla migrazione e lo sviluppo, della quale abbiamo parlato con il Presidente Saied, ulteriore tappa di questo percorso». «Chiaramente - sottolinea Meloni - questo lavoro è anche propedeutico per riuscire a fare passi avanti nell’importante accordo tra la Tunisia e il Fondo Monetario Internazionale», aggiunge Meloni.
Ma è proprio l’intesa con Washington a rimanere il nodo della questione: von der Leyen chiarisce che la disponibilità finanziaria della Ue è legata all’intesa che il governo tunisino dovrà siglare con il Fondo Monetario Internazionale per ottenere 1,9 milioni di euro che diano fiato alle disastrate finanze del paese nord africano. «La Commissione europea valuterà l’assistenza macrofinanziaria non appena sarà trovato l’accordo necessario» con l’FMI, dice la numero uno di Palazzo Berlaymont. Bruxelles è pronta «a mobilitare fino a 900 milioni di euro per questo scopo di assistenza macrofinanziaria, come passo immediato, potremmo fornire subito un ulteriore sostegno al bilancio fino a 150 milioni di euro», continua.
Ma l’accordo Tunisi-Washington, a meno di svolte a breve, non è esattamente dietro l’angolo. Sul punto il presidente tunisino sta mostrando delle resistenze, legate alle richieste sul fronte delle riforme e dei diritti che il Fmi chiede a Tunisi per poter sbloccare il finanziamento. Saied, che già nella serata di ieri poche ore prima dell’arrivo a Tunisi della dlegazione europea ha avvertito che la Tunisia non ha intenzione di fare la «guardia di frontiera di altri Stati», è piuttosto recalcitrante nell’accettare le condizioni di Washington che Bruxelles condivide, soprattutto sul fronte della tutela dei diritti umani, come riaffermato dal primo ministro olandese Rutte.
I colloqui di Tunisi comunque rimangono un segnale politico non da poco e il messaggio che arriva da Meloni, von der Leyen e Rutte, va in questa direzione: «un passo avanti importante» per un partenariato tra Tunisia e Ue considerato strategico e dal quale non si può prescindere, soprattutto sul fronte della gestione dei flussi migratori.
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