Il Cremlino dice di accogliere positivamente la telefonata tra Zelensky e Xi Jinping. Ma lo fa a modo suo. «Siamo pronti ad accogliere tutto quello che può avvicinare la fine del conflitto in Ucraina e il raggiungimento da parte della Russia di tutti gli obiettivi prefissati», ha dichiarato il portavoce di Putin, Dmitry Peskov: l’ennesimo segnale che Mosca non ha alcuna intenzione di mollare i territori che le sue truppe hanno occupato in Ucraina. E pare puntare in questa direzione anche la rapida risposta con cui Peskov ha assicurato che nel loro incontro a Mosca il mese scorso Putin e Xi Jinping non hanno discusso di un ripristino della piena sovranità dell’Ucraina sul proprio territorio nel rispetto dei confini del 1991. Si tratta di una questione cruciale perché quello che chiede Kiev invece è proprio di tornare a controllare tutti i territori riconosciuti come ucraini dalla gran parte della comunità internazionale, compresa la Crimea che Mosca si è annessa unilateralmente nove anni fa. Nella tanto attesa telefonata con Zelensky - la prima dall’inizio della guerra - il presidente cinese ha sottolineato che «il rispetto reciproco per la sovranità e l’integrità territoriale è il fondamento politico dei rapporti tra Cina e Ucraina». Parole simili sono già state pronunciate in passato da Pechino, che però finora non ha mai condannato apertamente l'invasione. La Cina ha avanzato un proprio piano di pace a febbraio, che però è stato accolto con scetticismo da alcuni attori occidentali a causa degli stretti rapporti politici ed economici tra Mosca e Pechino. Altri però auspicano che la Cina possa sfruttare la propria influenza sulla Russia per frenare Putin. Un altro Paese che dice di aspirare a un ruolo da mediatore è la Turchia, che ha rapporti cordiali sia con Kiev sia con Mosca e ha già mediato, assieme all’Onu, l’accordo che la scorsa estate ha permesso di eliminare il blocco alle esportazioni di grano ucraino via mare di cui è accusata la Russia. Oggi Putin e Erdogan hanno avuto una conversazione telefonica prima dell’inaugurazione della centrale di Akkuyu: la prima centrale nucleare turca, in costruzione dal 2018 col sostegno dell’agenzia russa Rosatom. Putin ed Erdogan - secondo Ankara - hanno parlato della situazione in Ucraina e dell’accordo sul grano. Poi il presidente russo ha lodato pubblicamente il collega turco, che punta a un nuovo mandato alle ormai imminenti presidenziali. Ma stavolta la vittoria di Erdogan - al potere da vent'anni e accusato di metodi autoritari - non è scontata e il voto secondo i sondaggi potrebbe rivelarsi un testa a testa con lo sfidante Kemal Kilicdaroglu. «Questo è un altro esempio convincente di quanto lei sta facendo per il suo Paese», ha detto Putin al Sultano, parlando della nuova centrale atomica per poi ribadire il progetto di fare della Turchia un hub del gas.