Altre decine di migliaia di soldati russi inviati nell’Ucraina dell’est. Mosca continua ad ammassare truppe e per tutti ormai è il segnale tangibile dell’imminente nuova offensiva su larga scala che secondo alcune previsioni qui a Kiev potrebbe scatenarsi a partire dal 15 febbraio, con l'obiettivo fissato da Vladimir Putin di prendere almeno tutto il Donbass.
«Stiamo vedendo un numero sempre maggiore di uomini dispiegati nella nostra direzione», ha denunciato il governatore della regione del Lugansk, Serhiy Gaidai, che ha riferito di una triplice avanzata russa verso Bilohorivka, Kreminna e Svatove. Mentre a Bakhmut in queste ore si combatte ancora: non si è mai smesso. La città è diventata in queste settimane il simbolo di questo braccio di ferro che miete vittime a migliaia, su entrambi i fronti. Secondo fonti militari ucraine, le ultime 24 ore sono state le più letali per le forze russe dall’inizio del conflitto, con 1.030 nuovi decessi, per un totale di 133.190, una cifra che però è impossibile da verificare in maniera indipendente.
A Kiev invece oggi è arrivato a sorpresa il ministro della Difesa tedesco Boris Pistorius, che nella capitale ucraina ha portato con sé simbolicamente un modellino di tank Leopard confermando l’arrivo «entro i prossimi mesi» dei panzer veri: saranno oltre 100 del tipo Leopard 1A5 provenienti da Germania, Olanda e Danimarca, come annunciato in un comunicato congiunto; mentre il governo tedesco ha autorizzato la consegna di altri 178 tank dello stesso tipo, come ha rivelato der Spiegel. L'auspicio è che i primi mezzi possano essere consegnati già entro l’estate, anche se la maggior parte potrebbe non arrivare prima del 2024. L’Ucraina ostenta fiducia anche sugli F-16 americani e i caccia occidentali, nonostante il presidente Usa Joe Biden continui a frenare.
«È solo una questione di tempo, arriveranno di sicuro», ha detto Oleksiy Danilov, del consiglio nazionale ucraino per la sicurezza e la difesa, osservando però che "purtroppo nel frattempo stiamo perdendo la nostra gente, mentre lottiamo per la nostra indipendenza». È un momento molto delicato sul piano militare e lo stesso Zelensky ne avverte tutto il peso. Per questo ha chiarito che per certe cariche chiave (governatorati lungo la linea del fronte o alla frontiera, per esempio) adesso verranno scelti candidati con preparazione militare.
E poi c'è la vicenda del ministro della Difesa, Oleksi Reznikov, dato per uscente dopo lo scandalo corruzione che ha travolto anche uomini molto vicini al presidente ma che invece resta al momento al suo posto, nonostante un tweet in mattinata che sembrava annunciare l'addio. È stato lo stesso Zelensky a mettere fine alle voci e «a qualsiasi tipo di pseudo-informazione» che può minare l’unità nella guerra contro la Russia. Cambiare il vertice della Difesa adesso è del resto una decisione da ponderare bene, tanto più che l’operato di Reznikov è ben giudicato e per rimpiazzarlo bisogna trovare un candidato adeguato. Il parlamento ha invece approvato la nomina di Igor Klymenko, ex capo della Polizia nazionale, a nuovo ministro dell’Interno, dopo la morte di Denis Monastyrsky che era a bordo dell’elicottero precipitato vicino Kiev il mese scorso. E del nuovo capo dei servizi, Vasyl Maliuk.
Caricamento commenti
Commenta la notizia